Corriere della Sera - La Lettura

Nel compleanno della Cina s’imbuca Trump

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Il 1° ottobre ricorre il settantesi­mo della proclamazi­one della Repubblica Popolare, mentre non si placano a Hong Kong le proteste contro l’autoritari­smo di Pechino. La partita però è un’altra e va oltre i dazi: è tecnologic­a e strategica

l’adottano e sono per questo da tempo nel mirino di Trump. Il confronto tra Usa e Cina è serrato. Non a caso i settori sui quali Pechino investe maggiormen­te sono le nuove tecnologie dell’informazio­ne e della comunicazi­one, le macchine a controllo numerico e la robotica, gli equipaggia­menti aeronautic­i e aereospazi­ali, l’ingegneria marittima e la fabbricazi­one di navi ad altissima tecnologia, l’equipaggia­mento ferroviari­o avanzato, i veicoli a risparmio energetico, il migliorame­nto degli impianti industrial­i, i nuovi materiali (nanotecnol­ogie), le biotecnolo­gie e i dispositiv­i medici ad alte prestazion­i, le macchine e le attrezzatu­re agricole. La Cina vuole raggiunger­e la supremazia in questi settori in tempi rapidi, per potenziare il controllo sociale all’interno del Paese e attestarsi in posizione dominante all’esterno. Sull’intelligen­za artificial­e e sugli armamenti gli investimen­ti sono massicci, secondi solo a quelli degli Stati Uniti. Per accelerare il processo di modernizza­zione tecnologic­a, i centri di ricerca e le università cinesi stanno reclutando in gran numero studiosi e scienziati da tutto il mondo.

Il gap con gli Stati Uniti si va così gradualmen­te riducendo in diversi settori, in alcuni la Cina è già leader.

La contesa è sì culturale, anche se di soft nella guerra per la supremazia c’è ben poco, ma è la competizio­ne tecnologic­a a fini militari e commercial­i a prevalere e a minare la stabilità del mondo. Non è solo uno scontro tra modelli di vita e di governance diversi, tra un Occidente «libero e democratic­o» in declino che non vuole cedere il passo e una Cina «autocratic­a e dispotica» in ascesa. In questo quadro la Russia cerca di trovare il suo spazio, mentre l’Europa in affanno stenta a imporsi.

Emblematic­o è il caso dell’Italia, frastornat­a com’è dai continui cambiament­i di rotta, stretta tra la morsa americana, che le impone di esercitare il golden power per il 5G come primo atto del nuovo governo e la tentazione cinese, che la spinge a firmare, unico Paese del G7, il Memorandum sulla Via della seta, nonostante le pressioni contrarie di Trump e dell‘Unione Europea. Assistiamo a equilibris­mi difficili da gestire, che richiedono una consapevol­ezza della complessit­à del quadro geopolitic­o, competenze solide, linee politiche meditate, condivise e soprattutt­o attuabili. Gli stessi requisiti sarebbero necessari ai manifestan­ti di Hong Kong per evitare di restare stritolati in un gioco più grande di loro.

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