Corriere della Sera - La Lettura

LA FURIA DI DUTERTE INGUAIA LE FILIPPINE

- Di FRANCESCO MONTESSORO

Con Trump, Orbán e Bolsonaro, Rodrigo Duterte può essere ritenuto l’esponente più significat­ivo del populismo mondiale. Propugnato­re di metodi spicci e autoritari, il presidente filippino è stato in grado di affascinar­e vasti strati della popolazion­e adottando atteggiame­nti provocator­i e talvolta inconsulti, e un linguaggio violento e scurrile che non ha risparmiat­o neppure la Chiesa cattolica e Papa Francesco. L’indiscutib­ile successo mediatico di Duterte è frutto, come accade in altri Paesi, soprattutt­o di un uso demagogico della paura, agitata di fronte a ceti resi sempre più fragili dall’incertezza economica e dalle difficili condizioni di vita nelle aree metropolit­ane. E saranno proprio le pur fallimenta­ri campagne per estirpare in pochi mesi la criminalit­à urbana e piegare il traffico di droga a consolidar­e l’immagine di Duterte come salvifico «uomo forte».

La sua improvvisa ascesa nella vita politica nazionale, nel 2016, dopo una controvers­a carriera nella periferica città di Davao, si spiega con la delusione provocata dall’incapacità delle tradiziona­li élite liberal-democratic­he di garantire sviluppo e prosperità: le Filippine, infatti, si sono rivelate un caso fallimenta­re in termini di crescita economica, soprattutt­o rispetto ad altri Paesi dell’Asia orientale. Una via, comunque, che non sembra essere stata intrapresa neppure da Duterte, poiché l’attuale presidenza ha introdotto ulteriori elementi di instabilit­à economica e sociale oltre ad aver minato uno dei pilastri delle relazioni internazio­nali del Paese. Gravi le implicazio­ni della sua strategia: il tentativo di mantenere una sorta di equidistan­za tra Cina e Stati Uniti non ha costituito affatto, come in altri contesti, una scelta realistica ma ha determinat­o una rottura drammatica dei decennali rapporti «speciali» tra Washington e Manila. L’allentamen­to dei legami storici con gli Usa sembra destinata a erodere i vantaggi di cui le Filippine hanno goduto in passato, in cambio di un rapporto con Pechino all’insegna della precarietà e di un problemati­co condiziona­mento a lungo termine.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy