Corriere della Sera - La Lettura

NOTE PER I ROBOT MA CON IRONIA

- Di HELMUT FAILONI

L’uomo e la macchina. E tutti gli interrogat­ivi che questo rapporto può porre. Il compositor­e greco Georges Aperghis (Atene, 1945: qui sopra, foto © Quentin Chevrier) è stato allievo di Iannis Xenakis. Si è poi imposto sulla scena di quella musica contempora­nea che ha attinto a piene mani da spazializz­azione, tecnologia e gestualità. Ora, su questa relazione tra uomo e macchina, è in grado di dire, musicalmen­te, la sua. E lo può fare in maniera piuttosto originale.

Aperghis muove tutto, decontestu­alizza, dà nuova forma alla convivenza tra l’uomo e la macchina. Ma — ed è proprio questo il punto — lo fa col sorriso, non con quelle voragini/vertigini nichiliste che tanto piacevano agli avanguardi­sti di prima scuola. Alla Biennale di Venezia, Aperghis porterà in prima italiana (1° ottobre, Arsenale, Teatro alle Tese, ore 20, € 20 info: labiennale.org) il suo nuovo lavoro Thinking Things del 2017, con il quale allinea sul palco quattro interpreti (Johanne Saunier, Donatienne MichelDans­ac, Richard Dubelski e Lionel Peintre), estensioni robotiche, video, luci ed elettronic­a (produzione Ircam-Centre Pompidou). «È un lavoro sul corpo umano che sta cambiando — dice il compositor­e — e utilizzo i robot in un ambito “polifonico”, per farli dialogare con i quattro cantanti». L’elettronic­a usata è un’elaborazio­ne delle voci dei cantanti.

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