Corriere della Sera - La Lettura
Charms gran virtuoso delle scemenze «Io sono una figura stupefacente»
«Ame interessano solo le “scemenze”; solo quello che non ha nessun senso pratico. Mi interessa la vita solo nelle sue manifestazioni assurde». Daniil Ivanovic Juvacëv nacque a San Pietroburgo nel 1905 e vi morì nel 1942, quando la città si chiamava Leningrado; di pseudonimi ne cambiò diversi anche lui, Daniil Charms gli è rimasto addosso. A diciannove anni venne espulso dal Leningrad Electrotechnicum, si dedicò alla letteratura richiedendo l’iscrizione all’unione panrussa dei poeti. Tra surrealismo e decadentismo, riviste d’avanguardia e movimenti futuristi, le sue opere per l’infanzia furono le uniche pubblicate in vita; prolifico ma pressoché inedito, il regime stalinista non amò tanta ironia e lo incarcerò due volte, in ultimo rinchiudendolo nella clinica psichiatrica che dopo un anno lo avrebbe ucciso. In patria è stato riabilitato nel 1956, in Italia lo ha antologizzato Adelphi in Casi (1990, a cura di Rosanna Giaquinta) mentre Einaudi editò nel 2003 questo Disastri, poi riproposto da Marcos y Marcos; traduzione e cura sono di Paolo Nori, che firma in chiusura uno splendido ritratto dell’autore. Disastri è un libro assurdo composto da scritti brevi, talvolta brevissimi, aforistici, aneddotici, epopea di personaggi strampalati ma reali, sapientemente alternati agli stralci di un diario privato. «Probabilmente il primo uccello non è volato più alto di quattro metri». Libro magnetico, racchiude un segreto: pagine folgoranti, altre sconclusionate, altre assurde e basta, eppure vorresti non finissero mai. «Io comunque sono una figura stupefacente, anche se non mi piace molto parlarne».