Cinquanta bestseller cioè un solo bestseller

Quando aveva 12 anni, nel 1959, Stephen King scriveva già 31 romanzi alla volta. Alcuni erano cover, rifacimenti di classici: uno di questi era Le avventure di Tom Sawyer. Sessant’anni dopo, King riscrive ancora la storia di Tom e del suo amico Huckleberry Finn, i più grandi eroi della letteratura americana. Nel suo nuovo romanzo, L’istituto, il protagonista, il dodicenne (tutto torna) Luke Ellis viene paragonato ai personaggi di Mark Twain: «È passato sotto la rete di recinzione, ha attraversato il bosco, ha preso una barca e ha disceso il fiume come Huck Finn e Jim, dopodiché è saltato su un vagone merci e ha percorso mezza East Coast». Il primo amore (letterario) non si scorda mai. King ha scritto più di 50 romanzi, eppure ha scritto in realtà una sola storia. L’unica storia che, secondo lui, vale veramente la pena di raccontare: l’avventura di un gruppo di ragazzi che lotta contro la malignità dei grandi e del mondo. Succedeva in It, è successo in tanti altri romanzi e racconti e succede anche nel nuovo libro. Luke Ellis è un ragazzino prodigio, un genio della matematica, ha anche qualche super-potere (sposta le cose con la forza del pensiero). Le migliori università già se lo contendono. Ma una notte viene rapito nella sua casa di Minneapolis, strappato ai suoi adoranti genitori. E non è il solo. Altri teenager (ragazzi e ragazze) come lui sono stati presi e rinchiusi in un istituto e sottoposti da crudeli scienziati a esperimenti da campi di concentramento nazisti. Che ne sarà di loro? Romanzi bellissimi Stephen King ne ha scritti tanti e non ha finito di farlo. Ha scritto L’istituto come se fosse il primo dei suoi libri, come se fosse un esordiente, con la paura, la furia e l’energia di quando aveva 12 anni e riempiva furiosamente fogli su fogli. Le sue storie si racconteranno ancora in futuro come si raccontano ancora oggi le favole dei Grimm e di Andersen. King è già immortale (e Greta Thunberg è un suo personaggio).

Stephen King (Portland, Maine, 1947)