Corriere della Sera - La Lettura
Urbanicidio
Gaetano Scognamiglio «Il rischio è che il turista non trovi più nel luogo che sta visitando l’eccezionalità che cerca e quindi si rivolga altrove» Le città hanno (almeno) un problema. I centri storici delle città hanno (almeno) un grosso problema. Il problema è questo: il turismo di massa rischia di uccidere siti quasi intatti, filologicamente spesso restaurati bene, perché il tessuto commerciale viene stravolto (cioé omologato) dallo strapotere dei marchi internazionali, dalla fine delle botteghe artigiane e della gastronomia locale, dalla fuga dei residenti. L’allarme — e le possibili soluzioni — sarà affrontato il 3 e 4 ottobre a
LuBeC, due giorni di riflessioni a Lucca sul patrimonio culturale delle città d’arte e sulla sua sostenibilità al tempo di Airbnb
«L’ urbanicidio è quel drammatico fenomeno contemporaneo che lascia i corpi dei centri urbani quasi intatti, anche filologicamente ben restaurati, ma ne uccide l’anima nel nome del turismo di massa, dell’omologazione del tessuto commerciale con lo strapotere dei marchi internazionali, con la fine delle botteghe artigiane e della gastronomia locale, soprattutto con la fuga dei residenti». Gaetano Scognamiglio è il presidente della Promo P.A. Fondazione che organizza il 3 e il 4 ottobre prossimi LuBeC 2019, la XV edizione di Lucca Beni Culturali/Cantiere cultura, due giorni densi di riflessioni sul patrimonio culturale e sulla sostenibilità tra patrimonio e privato.
Uno degli incontri-chiave sarà quello di venerdì 4 ottobre dedicato alla sostenibilità tra carico turistico, valorizzazione culturale e city branding. Un dato allarmante: 1,4 miliardi di persone nel mondo nel 2018 sono andate in vacanza: il 45% di loro (630 milioni) ha deciso di visitare una città legata in qualche modo a un brand, a un dato riconoscibile, in massima parte culturale.
Secondo il rapporto Destination 2030 realizzato da Wttc,World Travel & Tourism Council, in dieci anni il numero degli spostamenti turistici sfiorerà i 2 miliardi di persone portando a quasi 1 miliardo la quota di chi sceglierà una città. Gloria Guevara, presidente del Wttc, ha avvertito: «Occorre un cambio radicale. Le amministrazioni locali devono lavorare al fianco degli investitori per verificare il grado di preparazione di queste città».
Nei numeri c’è la chiave dell’urbanicidio, di una pressione antropica che travolge i centri storici — per esempio — di Venezia, di Firenze, soprattutto di Roma che l’Unwto, l’agenzia dell’Onu che si occupa delle politiche turistiche, ha inserito accanto a Parigi, Madrid, Praga e Barcellona tra le nove grandi città del mondo a rischio overtourism, eccesso di turismo. Spiega Scognamiglio: «Dobbiamo decidere, per il futuro, se abbia valore o meno il genius loci di un centro urbano. Ovvero quel tessuto composto dai residenti, dagli artigiani, da un commercio legato alle tradizioni e ai saperi anche gastronomici locali. Tutto questo è minacciato dal turismo di massa, dalla conseguente offensiva delle catene commerciali multinazionali ormai dilaganti, da paninerie e pizze al taglio, dall’invasione dei B&B e dall’espulsione della vera vita di un aggregato urbano».
Molti diritti sono in aperta collisione, come spiega Scognamiglio, esperto di progetti formativi per la pubblica amministrazione e di sistemi integrati e governance dei controlli interni: «C’è il diritto alla libera circolazione, quindi anche quello dei turisti, e il diritto degli abitanti di vivere normalmente in un centro urbano. Occorre un equilibrio. E qui bisogna avvertire con chiarezza chi scommette sul turismo in crescita esponenziale: anche la massa si accorge che la diversità e l’originalità culturale che si andava cercando in un certo posto del mondo sparisce, si omologa a tutto il resto, superato un certo “limite di guardia”. Varcato quel limite, il turismo tende a ridursi e a dirigersi altrove».
Per tradurre in pratica: perché devo andare a Roma se nel centro storico non trovo più una trattoria che mi cucini una tradizionale pasta alla carbonara ma posso comprare solo pizza al taglio o se, nei vicoli, invece degli ebanisti e delle pelletterie mi imbatto solo in minimarket uno uguale all’altro? E la stessa domanda un turista può farla in