Corriere della Sera - La Lettura
MENZOGNE IO VI SFIDO
Che cosa si prova a vivere in un Paese dove scoppiano le bombe? L’autore che ha concluso la saga «Millennium» non credeva che in Croazia si conoscesse così poco, e male, la sua Svezia. David Lagercrantz ci ha pensato un po’ su. Poi ha scatenato la sua, di guerra
In un’intervista via mail, una giornalista croata mi ha chiesto che cosa significasse vivere in un Paese in cui scoppiano bombe e vengono incendiate auto come in tempo di guerra. Le ho risposto educatamente che era male informata e con ogni probabilità condizionata dalla campagna di demonizzazione della Svezia che in questo periodo viene sfruttata da populisti ed esponenti dell’estrema destra in tutto il mondo, ma ho dimenticato la cosa abbastanza in fretta, tornando a farmi assorbire dal tour promozionale del mio libro, La ragazza che doveva mo
rire, e a parlare delle solite cose: Lisbeth Salander, Ibra, mio padre e il motivo per cui non porterò avanti la serie
Millennium. (All’inizio la gente si arrabbiava perché scrivevo i libri. Adesso si arrabbia perché smetto).
Ma quando, poco dopo, mi è stata fatta un’altra osservazione simile, non ci ho più visto. Da dove vi arrivano queste informazioni? — ho chiesto. Da Viktor Orbán? Dal sito Breitbart? Dalla tv Fox News?
Nel 2015 ho cominciato a collaborare con Svenska Pen e Pen International, organizzazioni che si battono per la libertà di parola e che negli ultimi anni hanno visto un mondo andare in pezzi. Non lontano da noi, democrazie sono state spazzate via o indebolite. La Russia e la Cina sono diventate sempre più aggressive anche al di fuori del loro territorio. Le dittature del Medio Oriente torturano e uccidono gli oppositori. Gli Stati Uniti hanno un presidente che definisce nemici del popolo i giornalisti. Insomma, non serve che stia a spiegarvi l’entità della catastrofe: proprio come è successo con la crisi climatica, il fenomeno si è insinuato nelle nostre vite in modo così graduale che abbiamo impiegato molto tempo a percepirne la gravità.
Ma che cosa dovremmo dire adesso che abbiamo aperto gli occhi? Che la nostra casa è in fiamme, come sostiene Greta Thunberg?
La democrazia liberale è minacciata e questo è allucinante. È inconcepibile, soprattutto considerando che non molti anni fa, con la caduta del comunismo, pensavamo in un certo senso di trovarci alla fine di un’epoca. Oggi siamo di nuovo sommersi dalle menzogne e dall’odio, da terribili teorie della cospirazione che seminano divisioni. Dappertutto nel mondo uomini dispotici e narcisisti salgono al potere con l’aiuto di bugie vomitate da fabbriche di troll e siti web. La democrazia viene attaccata con la sua stessa arma, la libertà di parola, un paradosso con cui in qualche misura dobbiamo fare i conti. L’idea stessa della libertà di parola si basa sul fatto che la parola sia appunto libera e che per questo possa estendersi a quasi tutto, anche alle menzogne e, entro un certo limite, all’odio. Ma è altrettanto vero che l’oppressione e la violenza iniziano proprio con le parole, con la demonizzazione e la disumanizzazione delle persone.
Spesso va a finire molto male, nel peggiore dei casi con omicidi sistematici. Non dimenticherò mai i miei primi incontri con i blogger che dal Bangladesh si erano rifugiati in Svezia e che cercavano di orientarsi in un mondo completamente nuovo. Erano giovani, non più grandi di mia figlia, eppure avevano già visto i loro amici assassinati con i machete solo in quanto appartenenti a un gruppo che si batteva per la scienza e per la democrazia laica. Mi sono reso conto degli effetti che hanno avuto su di loro l’odio e le intimidazioni, e quando oggi sento istigare contro gruppi e singoli il pensiero corre a loro.
Vedo fino a che punto le menzogne sulla Svezia, che viene fatta passare per un Paese lacerato dall’immigrazione, suscitino diffidenza e avversione nei confronti dei rifugiati e di chi è nato all’estero. Vedo che l’antisemitismo ha ripreso vigore e viene sfruttato dai populisti — per esempio nella vasta campagna contro George Soros — e che gran parte di quanto oggi minaccia la democrazia è pura xenofobia.
Tutto ciò mi fa molta paura e spesso vorrei soltanto gridare: che cosa sta succedendo? Ma mi impegno a fare quello che posso, ed è il motivo per cui sostengo il Pen, che agisce senza sosta in difesa di giornalisti e scrittori che vengono minacciati, perseguitati, incarcerati. È anche per questo che cerco di non essere soltanto lo scrittore mansueto e ben disposto in cui spesso mi trasformo durante i lunghi tour promozionali dei miei libri. Va benissimo discutere intorno a un tavolo da pranzo ma dobbiamo anche schierarci per una nozione di verità e batterci contro le menzogne che vengono diffuse per dividerci. Dobbiamo prendere posizione e gridare che quanto sta accadendo nel mondo è una follia, una deriva pericolosissima.