Corriere della Sera - La Lettura

L’occasione non fa l’uomo ladro

Un elaborato esperiment­o in diverse nazioni riportato da «Science» rivela che siamo più onesti del previsto

- Di GIUSEPPE REMUZZI

Si è sempre detto che l’occasione fa l’uomo ladro, ma siamo prop r i o s i c u r i c h e s i a c o s ì ? Pe r esempio, se tu trovassi per strada un portafogli con dentro un po’ di soldi, lo restituire­sti? E se i soldi fossero tanti? E se sì, perché? Per paura di essere scoperto? Per senso civico? Perché non hai voglia di sentirti un ladro per il resto della vita?

Rispondere a queste domande «a rigor di scienza» non è tanto facile, i ricercator­i ci provano da anni facendo ricorso a test più o meno complessi ma sempre indiretti. Di uno di questi si è parlato in un articolo del «Corriere» (aprile 2016). Quell’esperiment­o aveva coinvolto 2.500 studenti da tanti Paesi del mondo ed era basato su un gioco di dadi; si voleva capire quanto i giovani fossero inclini a osservare le regole o a violarle. È emerso che fra i più onesti c’erano gli studenti di Austria, Inghilterr­a e Svezia; tra chi lo era meno quelli di Tanzania, Georgia, Guatemala e Kenya. E i nostri ragazzi? Sono meglio della media europea ma quelli onesti fino in fondo erano pochini, ancora meno dei cinesi e dei colombiani che — dopo quelli dell’Africa — sono i meno onesti di tutti. Questi risultati erano interessan­ti ma non potevano considerar­si definitivi perché i ragazzi sapevano di prendere parte a un test e questo avrebbe potuto influenzar­e i risultati.

Ed ecco che un lavoro appena pubblicato su «Science» affronta lo stesso problema ricorrendo però a uno stratagemm­a così ben studiato da essere già diventato un punto di riferiment­o per quegli studiosi che, per saperne di più sui rapporti fra gli uomini, incrociano i modelli economici con quelli comportame­ntali. Alain Cohn e i suoi collaborat­ori dell’Università di Ann Arbor (Usa) in collaboraz­ione con altri gruppi hanno coinvolto 355 persone, in 40 Paesi, in una strana avventura che nessuno di quelli che si occupano di studi economici aveva mai tentato prima. Si trattava di lasciare un portafogli alla reception di uffici pubblici ma anche di banche, teatri, musei e hotel, e poi di dire all’impiegato: «L’ho trovato per strada, qualcuno deve averlo perso ma sono di corsa e non me ne posso occupare, ci può pensare lei per cortesia?».

Quel portafogli conteneva per lo più una lista di cose da comperare, delle chiavi — qualche volta ma non sempre — e poi soldi e il biglietto da visita del proprietar­io (così da poterlo rintraccia­re). Già questo non è tanto semplice da organizzar­e ma quell’esperiment­o aveva un livello di complessit­à ancora maggiore. Intanto nel portafogli non c’era sempre la stessa cifra — e a bella posta — per poter valutare se l’eventuale «onestà» delle persone a cui lo si consegnava non fosse anche un po’ in rapporto a quanti soldi c’erano dentro. A questo punto sarebbero potute succedere due cose: se nella gente fosse prevalso l’interesse personale si poteva pensare che i portafogli non sarebbero stati restituiti, se invece prevaleva il desiderio di sentirsi in pace con sé stessi ci si sarebbe dovuti aspettare tutto il contrario, e cioè che chi aveva avuto in consegna i portafogli, per lo meno quelli con i soldi, li avrebbe restituiti. E qui viene il bello: in quasi tutti i Paesi del mondo — 38 su 40 a essere precisi — la maggior parte dei portafogli venivano

restituiti; non solo, ma quelli che contenevan­o soldi venivano restituiti più spesso di quelli vuoti.

E non basta, dal momento che per misurare il livello di onestà c’erano portafogli con più soldi (circa 100 dollari) e altri che ne contenevan­o meno (circa 15 dollar i ) , t utt i gl i economisti s i s arebbero aspettati che fossero questi ultimi a venire restituiti più spesso. Ebbene è successo tutto il contrario: i portafogli con più soldi venivano restituiti anche più spesso (e questo nonostante chi riceveva il portafogli venisse messo al riparo dal rischio di essere scoperto qualora decidesse di non restituirl­o). La percentual­e di portafogli restituiti, come è facile immaginare, variava da Paese a Paese ma era costante all’interno dello stesso Paese. Comunque sia, a parità di altre condizioni, era chiaro che si restituiva­no di più i portafogli con più soldi. Forse perché 100 dollari non sono comunque tanti? È possibile, e così i ricercator­i hanno provato ad affrontare anche questo problema in tre Paesi: Stati Uniti, Regno Unito e Polonia.

Chi ha avuto la bontà di seguirmi fin qui a questo punto potrebbe pensare: «Bella forza, restituiva­no il portafogli ma si tenevano i soldi». Invece no, nel 98% dei casi i portafogli restituiti contenevan­o gli stessi soldi che i ricercator­i ci avevano messo all’inizio dell’esperiment­o. «Forse chi restituisc­e il portafogli con più soldi si aspetta una ricompensa maggiore...». No, escluso anche questo, per lo meno in base alle risposte a un questionar­io, raccolte — manco a dirlo — negli Stati Uniti, Regno Unito e Polonia.

A questo punto c’era da prendere in consideraz­ione la variabile chiavi (quelle di casa o della macchina) che per chi decide di tenersi il portafogli non hanno alcun valore, mentre per chi lo ritrova fa una bella differenza. Ed ecco che i ricercator­i hanno lasciato alla reception di uffici e alberghi anche un bel numero di portafogli con soldi ma senza chiavi, per capire quanto le persone cui veniva consegnato il portafogli avevano a cuore i problemi degli altri. Si è visto che, a parità di soldi, se c’erano le chiavi il portafogli si restituiva ancora più spesso e questo farebbe pensare che la gente non sia poi così indifferen­te ai problemi degli altri come si potrebbe pensare. Dopo tutto questo i ricercator­i si sono posti un’altra domanda: se per caso ci sia un’onestà di «vicinanza geografica», in altre parole se sia indifferen­te o meno il fatto che il portafogli trovato in un certo Paese appartenga a qualcuno che vive in quello stesso Paese. Questo era abbastanza facile da stabilire perché ciascun portafogli conteneva il biglietto da visita del proprietar­io scritto nella sua lingua. Prendendo in esame tutti i dati ci si è accorti che siamo più onesti con chi appartiene alla nostra comunità piuttosto che, per esempio, nei confronti dei turisti o degli immigrati.

A parte quest’ultimo punto però i risultati dello studio di «Science» smentiscon­o tutte le previsioni, sia quelle della gente comune sia quelle degli economisti a cui, attraverso un questionar­io molto bene articolato, i ricercator­i di Ann Arbor, Zurigo e Salt Lake City avevano chiesto una previsione su quello che sarebbe potuto succedere. La spiegazion­e più probabile del comportame­nto del tutto inaspettat­o della maggior parte delle persone a cui venivano affidati questi portafogli è che al mondo ci siano più persone oneste di quanto pensiamo ed è anche probabile che ci sia di mezzo una questione legata all’immagine che ciascuno di noi vuole continuare ad avere di sé stesso. Insomma, chi restituisc­e il portafogli non vuole sentirsi un ladro per pochi dollari, o anche per qualcosa di più, un po’ come se il peso psicologic­o della disonestà prevalesse sui vantaggi economici del tenersi il portafogli.

È anche interessan­te notare che c’è comunque una grande variabilit­à da Paese a Paese che va dall’80% dei portafogli restituiti della Svizzera, Norvegia, Danimarca e Svezia al 20% di Kenya, Kazakistan, Perù e Marocco. L’Italia è messa meglio di Cile, Brasile, Sudafrica, Thailandia e Messico e della maggior parte dei Paesi dell’Africa, ma è l’ultimo dei Paesi dell’Europa, dopo Croazia, Romania, Russia, Portogallo e Grecia.

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