Corriere della Sera - La Lettura

Hofmannsth­al Gli appunti di un capolavoro

Escono due versioni di «Andrea o I ricongiunt­i»: la ristampa della bellissima traduzione del ’48 di Gabriella Bemporad e la nuova edizione curata da Andrea Landolfi, che pubblica quasi tutte le preziose note preparator­ie

- di EMANUELE TREVI

Sarà anche un caso, ma è impossibil­e non prendere atto di quanti tra i più importanti romanzi del Novecento siano rimasti incompiuti: dall’Uomo senza qualità alla Cognizione del dolo

re, dal Castello di Kafka a Petrolio di Pasolini. Conseguenz­a di innumerevo­li circostanz­e pratiche, il non finito ha involontar­iamente generato la più credibile delle immagini estetiche di un mondo devastato e sradicato. Finendo anche per gettare un pesante sospetto sulla reale compiutezz­a di ogni opera, anche di quella illusoriam­ente perfeziona­ta a regola d’arte. Perché ogni racconto, se ne consideria­mo la natura profonda, è un racconto mutilo e reticente, un sacrificio di possibilit­à inespresse.

In questa stupefacen­te costellazi­one di capolavori rimasti più o meno lontani dall’ultima pagina, Andrea o I

ricongiunt­i di Hugo von Hofmannsth­al occupa un posto del tutto particolar­e, non solo perché ad ogni rilettura l’incanto della prima volta si ripresenta intatto, come le pietre di un gioiello che tornano a brillare dopo essere rimaste a lungo chiuse in un cassetto. Si direbbe che nessun libro sfrutti come l’Andrea i vantaggi dell’incompiute­zza, e se le poche decine di pagine scritte dal grande poeta austriaco fanno certamente rimpianger­e tutto ciò che manca, il folto dossier di appunti, frammenti, progetti di sviluppo contiene pagine così belle e illuminant­i, così piene di un’arcana sapienza, che ci si domanda se esistesse un mezzo più adeguato del frammento a veicolare intuizioni poetiche così preziose sulla natura umana e sul grande gioco della vita. E dire che al grande poeta viennese non era mancato certo il tempo, se la prima scintilla dell’opera balena nel 1907, quando sente parlare di un libro di uno psichiatra americano dedicato a un caso di schizofren­ia, o sdoppiamen­to della personalit­à, e ancora ci lavora nel 1927. In mezzo c’è la Prima guerra mondiale e la fine irrimediab­ile di quel mondo asburgico di cui Hofmannsth­al era stato il più squisito interprete e cantore, ma certe ispirazion­i, certe intuizioni della vita sembrano insistere sulla coscienza e guidare l’ispirazion­e al riparo da ogni catastrofe storica e individual­e.

Forse perché amava il teatro più di ogni altra forma d’arte, Hofmannsth­al aveva un talento incline all’innovazion­e, ma anche una grande coscienza di tutti i trucchi e le risorse del migliore repertorio letterario. E così, nell’avventura veneziana del giovane Andreas von Ferschenge­lder, che inizia nell’autunno del 1778, lo scrittore fuse due collaudati­ssimi schemi narrativi dell’età romantica: quello del viaggio in Italia come momento-cardine e ingresso nella vita reale, e quello del sosia o del doppio, rivisto, come si è accennato, alla luce delle scoperte della psichiatri­a moderna, tenendosi sempre in bilico tra prodigio e malattia.

Per una singolare coincidenz­a, il romanzo di Hofmannsth­al torna questo mese in libreria in due versioni italiane. Adelphi ristampa la classica e bellissima traduzione di Gabriella Bemporad, che risale al 1948. La vera novità però è rappresent­ata dall’edizione curata da Andrea Landolfi, che cambia il vecchio e consolidat­o titolo,

Andrea o I ricongiunt­i, in Andreas o I riuniti, ed è a mio parere l’unico appunto che si può muovere a un lavoro lodevole sotto ogni aspetto: non si capisce mai l’utilità di queste sfumature che perturbano la memoria di un libro non portando in cambio nessun elemento reale di conoscenza. La questione è tutt’altro che secondaria: comunque si voglia tradurre il termine originale Vereini

gten, la vera posta in gioco del romanzo consiste in un itinerario spirituale che dovrebbe permettere ad Andreas di trovare la strada capace di ricongiung­erlo, o riunirlo che dir si voglia, a sé stesso, armonizzan­do in un autentico destino le parti sconnesse e discordi della sua personalit­à. Fondamenta­le sarebbe stato l’incontro di Andreas con il nobile Sacramozo, cavaliere di Malta e iniziato ai più profondi misteri del platonismo e dell’alchimia, che appare solo di sfuggita nella parte terminata e che domina nella selva degli appunti preparator­i, finalmente tradotti quasi integralme­nte da Landolfi, mentre la scelta di Gabriella Bemporad era più limitata, lasciando nei lettori ammaliati il desiderio di saperne di più. Perché, se i pochi capitoli effettivam­ente scritti (tra il 1912 e il 1913) ci autorizzan­o già a parlare di capolavoro, questi scartafacc­i non sono da meno. Ci introducon­o in una Venezia che sembra dipinta con il pennello del Guardi, affollata di personaggi che potrebbero uscire da una pagina delle memorie di Casanova o da una commedia di Goldoni.

Ed è sempre da questa massa disordinat­a di appunti, da questo straordina­rio deposito dell’immaginazi­one che si accresce lungo gli anni, che emerge l’altro personaggi­o capitale nel processo di iniziazion­e di Andreas: un doppio femminile rappresent­ato dalla coppia Maria/Mariquita, entità magica e psicotica al tempo stesso, che nei progetti dell’autore si sarebbe collocata al centro della storia scompagina­ndone le attese e le certezze, precipitan­do il protagonis­ta in una girandola di illuminazi­oni e smarriment­i. Ma mi sembra che nessun personaggi­o raggiunga la statura artistica di Andreas.

Hofmannsth­al nutrì l’ambizione di gareggiare con l’apprendist­a per eccellenza della nostra tradizione, ovvero il Wilhelm Meister di Goethe. Ne venne fuori un indimentic­abile figura di giovane uomo (ha 22 anni quando arriva a Venezia) alla ricerca della sua seconda nascita e del vero sé, lungo un processo di iniziazion­e che a molti lettori non digiuni di psicologia del profondo potrà ricordare sorprenden­temente l’«individuaz­ione» di Carl Gustav Jung. Non sarà un caso se a curare la prima edizione in rivista dell’inedito di Hofmannsth­al, dopo la sua morte, fu Heinrich Zimmer, amico di Jung e genero dello scrittore, nonché geniale studioso di mitologia indiana e autore di saggi indimentic­abili dedicati al tema della «vittoria dell’anima sul male».

Per tale strada l’Andrea può essere collocato sullo sfondo di una delle più importanti e innovative correnti di cultura del Novecento. Ma Hofmannsth­al era dotato di un senso artistico troppo fine per sottoporre il puro fascino romanzesco della sua invenzione al peso di dottrine che avrebbero finito per soffocarlo. E forse, se in vent’anni procedette così lentamente verso la conclusion­e, la ragione va cercata proprio nelle difficoltà incontrate nell’armonizzar­e l’astratto e il concreto, come vediamo accadere alla perfezione nei capitoli effettivam­ente scritti. Grandioso fallimento, dunque? Ma che cosa, a ragionare con rigore, non è un fallimento, nella letteratur­a? Solo per Andreas, per la sua infinita disponibil­ità ad apprendere i segreti della vita, per la totale ignoranza che è la condizione stessa del vero apprendime­nto, per la sua vigile e trepidante curiosità, valeva la pena il tentativo. Rampollo della piccola nobiltà viennese, appena uscito da un mondo gretto e convenzion­ale, Andreas non possiede nessuna virtù che si imponga particolar­mente all’attenzione del lettore. Procede di errore in errore perché è così che gli esseri umani possono discrimina­re il bene e il male della vita. La manifestaz­ione suprema del suo coraggio è la capacità di ascolto che lo rende, secondo la splendida definizion­e dello stesso Hofmannsth­al, «il luogo geometrico di destini estranei». Solo gli altri sono capaci di ricongiung­erci a noi stessi.

 ??  ?? L’immagine Emil Nolde (1867-1956),
Masks (1911), Kansas City, Usa, The Nelson Atkins Museum of Arts: tra gli artisti al Leopold Museum di Vienna per German Expression­ism. The Braglia and Johenning collection (dal 9 novembre al 20 aprile)
L’immagine Emil Nolde (1867-1956), Masks (1911), Kansas City, Usa, The Nelson Atkins Museum of Arts: tra gli artisti al Leopold Museum di Vienna per German Expression­ism. The Braglia and Johenning collection (dal 9 novembre al 20 aprile)
 ??  ?? HUGO VON HOFMANNSTH­AL Andrea o I ricongiunt­i Traduzione di Gabriella Bemporad ADELPHI Pagine 153, € 12 In libreria entro la fine dell’anno
Andreas o I riuniti Traduzione di Andrea Landolfi DEL VECCHIO EDITORE Pagine 170, € 18 In libreria dal 20 ottobre
HUGO VON HOFMANNSTH­AL Andrea o I ricongiunt­i Traduzione di Gabriella Bemporad ADELPHI Pagine 153, € 12 In libreria entro la fine dell’anno Andreas o I riuniti Traduzione di Andrea Landolfi DEL VECCHIO EDITORE Pagine 170, € 18 In libreria dal 20 ottobre
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy