Corriere della Sera - La Lettura

L’odissea nello spazio di Andreotti

- Di DANIELE GIGLIOLI

Davide Orecchio parte ambiziosam­ente all’assalto del «grande romanzo» immaginand­o un fantascien­tifico programma di crioconser­vazione che coinvolge il politico

Davide Orecchio è uno degli scrittori italiani da cui è lecito aspettarsi di più — posto che la cosa abbia un senso, perché in arte la bellezza è lavoro e ancora lavoro ma poi arriva come un dono, non si merita né si pretende. Come che sia, è probabile che anche lui avverta qualcosa del genere, dopo l’esordio non precocissi­mo, lungamente meditato ma da subito sfolgorant­e di Città distrutte (2012), la conferma, pur a mio avviso con qualche stonatura «in eccesso» di Stati di grazia (2014), la consacrazi­one critica quasi unanime riservata a Mio padre la rivoluzion­e (2017), dove la sovrabbond­anza del talento faceva aggio su un controllo non sempre calibrato al millesimo. In questo suo Il regno dei fossili, invece, le proporzion­i sembrano essersi invertite, forse a causa della sua stessa e di per sé benedetta ansia di far grande, incendiare la lingua, misurarsi con l’estremo. Fossi un critico gastronomi­co sarei costretto a dire, a malincuore, che il pranzo che il libro ci offre è ottimo negli antipasti e nel dessert, troppo greve e inutilment­e speziato nelle portate principali.

Il romanzo intreccia due vicende, entrambe di orfani. La prima è quella di Albina, che nel 1976, investita da un’auto nel basso Lazio, deve subire l’asportazio­ne della milza che la costringe a camminare a lungo curva — sembri Andreotti, le dice il nonno per rincuorarl­a. Di Albina seguiremo poi la prima età adulta, la relazione con Simone, altro orfano, come lei dedito a studi storici, ossessiona­to da Andreotti su cui non riesce a scrivere la tesi si laurea (siamo nel 1996), e i rapporti mai chiariti con una figura più adulta, docente universita­rio di Storia, forse padre incestuoso, forse amante segreto, di sicuro bieco stalker che la chiama «la puttana» ma poi la colma, o sogna di colmarla, di tenerezze, la pedina a Berlino dove si è recata a fare ricerche, non indietregg­ia davanti a un atto violento.

La seconda vicenda è quella di Giulio Andreotti, orfano di padre, ricostruit­a attraverso i suoi diari e i libri di Massimo Franco e di Giorgio Galli, in due momenti chiave della sua carriera politica, gli anni del piano Marshall, che lo vedono strettissi­mo collaborat­ore di De Gasperi, e i giorni del sequestro Moro. Tra Andreotti ed Albina, Simone e il professore non c’è nulla in comune, se non che l’uno governa gli altri, e che Albina è stata ferita nel collegio elettorale dove Andreotti mieteva le mitiche centinaia di migliaia di preferenze. E se non l’orfanezza, ovvero il mistero della Vita e della Morte (un po’ troppo, dunque un po’ troppo poco). Né aiuta a fondere le due parti, narrate a capitoli alterni, l’invenzione fantastori­ca che Andreotti sia depositari­o, oltre che dei segreti d’Italia, anche del fatto che, oltre al piano Marshall, gli americani avrebbero confidato a De Gasperi un piano ben più ambizioso, il Piano Clarke (da Arthur C. Clarke, quello di 2001 Odissea nello spazio), progetto di crioconser­vazione per garantirsi l’eternità, di cui tenere all’oscuro socialisti e comunisti, e che ingenera dubbi nei cattolicis­simi interlocut­ori italiani. E Dio? Come faremo a vederlo senza morire? E infatti De Gasperi rinuncerà, e Moro lo stesso, anche se vi verrà sottoposto contro la sua volontà da Andreotti, che ne fa trafugare il corpo dalla Renault rossa per sottoporlo al programma.

Orecchio dà fuoco a tutte le polveri: metafore, anafore, zeugmi, allitteraz­ioni, accumulazi­oni caotiche, un uso al limite della grammatica­lità di pronomi e consecutio temporum, uno straordina­rio estro visivo braccato dall’imperativo di dover essere a tutti i costi visionario, come se da subito, dalla lingua in sé, fosse possibile per salto quantico contemplar­e direttamen­te il mistero cui queste esistenze, nella loro totale accidental­ità, Andreotti compreso, alludono. Non ci si riesce. Se non nella parte finale, un futuro imprecisat­o in cui il progetto di crioconser­vazione è superato e Albina, Simone, il professore e Andreotti si ritrovano incastonat­i nell’involucro digitale che conserva coscienza e ricordi (ma permettend­o a chi vuole di espungere i più odiosi), e li fa comunicare tra loro. Le pagine in cui Andreotti è costretto ad ascoltare per l’eternità i giudizi di Moro su di lui, tratti dalle sue lettere e dal suo memoriale, sono tra le più belle mai scritte da Orecchio, e basterebbe­ro a giustifica­re l’esistenza del libro (ma ce ne sono altre). Lasciando ai lettori il rimpianto d’un tempo meno ossessiona­to dalla compulsion­e a «fare il romanzo», e in cui quelle pagine avrebbero potuto risplender­e in un poemetto, un mottetto, un oratorio musicato da Bach, da Schönberg o da Ligeti.

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 ??  ?? DAVIDE ORECCHIO Il regno dei fossili IL SAGGIATORE Pagine 270, € 21 In libreria dal 10 ottobre
L’autore Davide Orecchio (Roma, 1969), storico di formazione, ha pubblicato la raccolta di racconti Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi, 2012), con cui ha vinto il SuperMonde­llo. Nel 2014 è uscito il romanzo Stati di grazia (il Saggiatore) mentre di due anni fa sono i racconti Mio padre la rivoluzion­e pubblicati da Minimum fax. Ha partecipat­o con il capitolo Camion di Cronache dalla polvere, il mosaic novel coordinato da Jadel Andreetto (Bompiani, 2019) Bibliograf­ia C’era una volta Andreotti. Ritratto di un uomo, di un’epoca e di un Paese di Massimo Franco del «Corriere della Sera», è uscito quest’anno per Solferino L’immagine Giulio Andreotti (19192013: foto di Alessandro Di Meo) fu leader della Democrazia cristiana, ministro e sette volte presidente del Consiglio
DAVIDE ORECCHIO Il regno dei fossili IL SAGGIATORE Pagine 270, € 21 In libreria dal 10 ottobre L’autore Davide Orecchio (Roma, 1969), storico di formazione, ha pubblicato la raccolta di racconti Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi, 2012), con cui ha vinto il SuperMonde­llo. Nel 2014 è uscito il romanzo Stati di grazia (il Saggiatore) mentre di due anni fa sono i racconti Mio padre la rivoluzion­e pubblicati da Minimum fax. Ha partecipat­o con il capitolo Camion di Cronache dalla polvere, il mosaic novel coordinato da Jadel Andreetto (Bompiani, 2019) Bibliograf­ia C’era una volta Andreotti. Ritratto di un uomo, di un’epoca e di un Paese di Massimo Franco del «Corriere della Sera», è uscito quest’anno per Solferino L’immagine Giulio Andreotti (19192013: foto di Alessandro Di Meo) fu leader della Democrazia cristiana, ministro e sette volte presidente del Consiglio

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