Corriere della Sera - La Lettura
La natività di una guerra
Matteo Ferretti prende di petto il dolore del mondo
Tutto brucia e annuncia, il libro di Matteo Ferretti illustrato da Marino Neri, sembra contenere al suo centro, come una stella ardente, il segreto di una vocazione. Libro d’esordio dell’autore (nato nel 1979, docente a Lugano), esso fa intravedere nelle sue tre sezioni stili e modi diversi di poetare, fino a quello che appare come il più decisivo e riuscito sbocco, contenuto nella sezione d’apertura del libro: L’odierna furia. Qui tutto l’apprendistato del poeta, che passa anche (nelle altre due sezioni) per una tematica di tipo autobiografico, si risolve nella testimonianza di una furia, appunto, e di un presente irredento e tremendo.
Davanti agli occhi del poeta scorrono le scene senza riscatto di una storia (quella contemporanea ma in fondo di sempre) segnata dallo stigma dell’ingiustizia e della violenza: «[…] Così assisti alla natività/ di una guerra. […]»; «[…] e vedi mille volte due aerei/ schiantarsi sulle torri / e delle persone confuse/ nella grana del televisore/ gettarsi nel vuoto»; «Trecentosessantotto morti per mare./ Corpi su corpi in attesa di smistamento/ e poi bare nell’hangar/ ben allineate, guardate da un soldato». La poesia non serve qui a commentare e giudicare, ma a trascinarci nel mezzo dell’evento. Nel fuoco dell’avvenimento dobbiamo bruciare e riconoscerci, affinare il nostro piccolo «io» e commisurarlo all’attesa di un’apocalisse, quella su cui il libro, come cominciando dalla fine, si apre.
La vocazione di Ferretti porta a questa musica aspra, al suono oggettivo del dolore del mondo: su tale tasto dovrà continuare a battere.