Corriere della Sera - La Lettura

Scomparsi i grandi le giovani generazion­i sono troppo giovani

- di ALESSANDRA COPPOLA

Una pessima annata, poca ilusión: difficile che il prossimo Nobel per la Letteratur­a venga dall’America Latina. Per quanto l’Accademia di Svezia non sia nuova a scelte sorprenden­ti, nella cantina quaggiù i nomi migliori sono già stati serviti. Oppure sono scomparsi prima di poter essere premiati. È morto, nel 2012, il messicano Carlos Fuentes e prima di lui (2011) se n’è andato l’argentino Ernesto Sabato. Della generazion­e gloriosa dei Rulfo o dei Cortázar, celebrata con il Nobel a Gabriel García Márquez nell’82 e a Octavio Paz nel ’90 non resta più nessuno. E degli scrittori immediatam­ente successivi, s’è fatto già avanti Mario Vargas Llosa (classe ’36) insignito nel 2010 per la «cartografi­a delle strutture di potere e le sue immagini mordaci della resistenza dell’individuo». Fine. Nella voragine della repression­e e delle dittature è caduta anche un’intera stagione letteraria. Dai circoli di Buenos Aires non tentano pronostici e così anche a Città del Messico nessuno s’azzarda, al punto che la scrittrice Guadalupe Nettel scherza con «la Lettura»: «È più probabile che vinca un computer giapponese per la scrittura di intelligen­za artificial­e». La speranza è nel prossimo futuro, dai nonni direttamen­te ai nipoti, per tutto il fermento che ribolle oggi. Dalla stessa Nettel all’argentina di Berlino Samanta Schweblin, dalla venezuelan­a Karina Sainz Borgo, alla cubana

Wendy Guerra fino alla brasiliana Ana Paula Maia, un bouquet vivace di donne talentuose, più o meno quarantenn­i, che promettono di «invecchiar­e» bene.

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