Corriere della Sera - La Lettura
SAPIENZA E FEDE VISTE DA ORIGENE
Verso la metà del III secolo dopo Cristo, un ricco mecenate cristiano, di nome Ambrogio, sottopose al più grande intellettuale di quell’epoca che condividesse la sua fede, Origene, uno scritto di un oscuro filosofo greco, Celso, che circa un secolo prima aveva sferrato un duro attacco alla religione di Gesù. Dopo una fase di relativa tranquillità durante il regno della dinastia dei Severi, sulla Chiesa si stava preparando la tempesta che sarebbe culminata di lì a pochi anni nella Grande persecuzione dell’imperatore Decio.
Per Celso, i cristiani avevano abbandonato la strada tracciata dalla filosofia e dalla religione dei loro padri, per volgersi a un culto superstizioso e irrazionale. Origene rispose con una monumentale opera, in cui, riportando alla lettera il Discorso vero di Celso, giuntoci così integro, lo sottoponeva a sua volta ad una serrata critica, facendo leva non soltanto sulla Bibbia, bensì anche su quella filosofia di ascendenza platonica di cui si faceva vanto l’avversario.
In ultima analisi lo scontro, su cui discuteranno al Festival del Classico sabato 19 ottobre Luciano Bossina e Giovanni Filoramo, era tra l’imperialismo romano, che permetteva le differenze religiose e culturali sottoponendole però a un ferreo controllo politicomilitare, e l’universalismo cristiano, che — nelle parole dell’opera Contro Celso di Origene — permette a tutti di pregare l’unico Dio nella lingua e nella patria che a ciascuno toccano in sorte.