Corriere della Sera - La Lettura

Le ballerine si fanno ombre

Francesca Marzia Esposito: la danza come sfida al corpo

- Di DEMETRIO PAOLIN

Corpi di ballo è il secondo romanzo di Francesca Marzia Esposito, che fissa il suo occhio preciso e puntiglios­o sul mondo della danza. Lungi dal dare al lettore un’immagine da prima serata televisiva, Esposito nella sua prova narrativa si concentra sul dietro le quinte, sulle prove della messa in scena. Centro della sua osservazio­ne è il corpo, che per una ballerina è prigione e strumento esattament­e come lo è per le due protagonis­te: Anita e Miriam; entrambe condividon­o la stessa passione e il medesimo talento, e sono impegnate a portare in scena il celebre balletto Ondine.

Tema della rappresent­azione è, appunto, lo scomparire, il farsi semplice movimento, un desiderio parossisti­co di divenire soltanto ombra. In un gioco di specchi l’autrice, con la sua scrittura accurata nel sezionare pensieri e situazioni, conduce il lettore nella tenebra di un corpo che ragiona per assenza. Non c’è nulla della leggerezza calviniana, nulla a che vedere con la sublime vitalità delle ballerine descritte da Louis-Ferdinand Céline. Le danzatrici di Esposito vivono un cupio dissolvi che neppure il finale agrodolce riesce a farci dimenticar­e.

Corpi di ballo è un romanzo in cui i personaggi non hanno un’interiorit­à che non si dica nel muoversi dei corpi; Anita e Miriam sono descritte nelle loro funzioni più basse, mangiano, dormono, hanno freddo, hanno crampi e dolori, e possono morire. Sono creature; più il destino decreta la loro evanescenz­a, più il romanzo ce le consegna concrete e reali.

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