Corriere della Sera - La Lettura
Altri Miracoli in Piazza
Pisa Apre venerdì 18 il ristrutturato Museo dell’Opera del Duomo: capolavori restaurati, allestimento che esalta il dialogo con Cattedrale e Battistero, multimedialità a scopo didattico
Un po’ più indietro, leggermente a destra, ecco lì, perfetto. Ora il Cristo borgognone è al posto giusto, al centro della parete, nella sala 13, un Crocifisso in legno dipinto, raro capolavoro dell’arte romanica francese della prima metà del XII secolo. Ultimi ritocchi a Pisa, in Piazza dei Miracoli, per aprire, venerdì 18 ottobre, il nuovo Museo dell’Opera del Duomo dove hanno riparato sculture e arredi, provenienti da Cattedrale, Battistero, Camposanto e Torre pendente, magari dopo un accurato restauro e comunque bisognosi di essere conservati in adeguate condizioni (luce, temperatura, umidità, qualità dell’aria).
Inaugurato nel 1986, il museo aveva bisogno di una messa a punto. «Un riallestimento necessario — spiega Giuseppe Bentivoglio, ingegnere, autore del primo spazio espositivo e del rifacimento strutturale di quello nuovo — perché tutta la parte impiantistica, l’illuminazione, i sistemi di controllo, era obsoleta. Non c’erano punti di ristoro e spazi didattici, ormai imprescindibili. E poi oggi è cambiata la filosofia di presentazione delle opere che una volta dovevano essere esposte in modo sacrale, senza alcun allestimento, mentre ora la scenografia è importante».
L’allestimento, appunto. Lo firma lo s tu dioGuic ci ard in i& Magni Architetti (sede a palazzo Guicciardini, in via Guicciardini a Firenze) con il collega, professor Adolfo Natalini, un’esperienza di 30 anni in beni culturali e museografia con 40 progetti realizzati e 70 mostre temporanee non solo in Italia. «L’esposizione precedente era corretta, ma si rivolgeva soprattutto agli studiosi — spiega Giuseppe Lo Presti, architetto associato dello studio — mentre ora, attraverso evocazione e ambientazione, abbiamo introdotto una maggiore facilità di lettura. La disposizione delle opere non è soltanto cronologica e stilistica ma per monumenti di appartenenza. Così si parte con gli oggetti della Cattedrale, la prima a essere costruita in piazza dei Miracoli. Per agevolarne la comprensione, un’installazione espositiva evoca una porzione della facciata del Duomo da dove provengono i frammenti, con la ricostruzione della loro collocazione originaria».
Aiutano una riproduzione in scala della Cattedrale così come nella sala 10, dedicata alla Torre pendente, un modello del campanile realizzato dai maestri alabastrai di Volterra. «Il museo, già seminario e monastero di clausura, è su due piani a forma di “L”, collegati da una nuova
scala», illustra Marco Collareta, professore di Storia dell’arte medievale all’Università di Pisa e consulente storico-artistico del riallestimento. «Al piano terra si ammirano soprattutto capolavori di scultura, nel Medioevo parte dell’architettura, dovuti a Nicola, Giovanni, Andrea e Nino Pisano, e le “presenze d’Oltremare”, le opere raccolte nell’area del Mediterraneo da Pisa, potente Repubblica marinara dove si sentivano parlare tartari e sciti: statue provenzali come il Re David che suo
na il salterio, in marmo, sulla parete di fronte all’entrata, il cofanetto in osso che sfuma nell’arte bizantina, nella stessa sala, la 3, e il Grifo in bronzo di provenienza islamica, al centro della sala 4».
Al primo piano — continua Collareta — sono esposti soprattutto arredi interni perché gli edifici religiosi non sono solo muri e sculture in pietra; dunque vesti e libri liturgici, calici, candelieri. «Al piano terra le opere sono medievali, oreficerie e arredi sacri sono successivi al Concilio di Trento (1545-1563). Il percorso si sviluppa attraverso 25 sale e il portico del chiostro per un totale di 380 oggetti. Il riallestimento ha visto l’ingresso di nuove opere, restaurate ma invisibili nei depositi, come il Trittico della Madonna in trono e
santi, tempera e oro su tavola realizzata da Spinello Aretino; e l’uscita di altre, reperti archeologici e dipinti, in rapporto meno stretto con i monumenti della piazza, già o in futuro esposti in altri spazi». Un’opera su tutte fra quelle ospitate? «Il Crocifisso d’Elci, ligneo, di Giovanni Pisano (sala 14), con il Cristo appeso a una croce a Y, con il tronco e i rami appena abbozzati: un’opera modernissima».
Dello stesso artista trattiene, nella sala 6, la Madonna col Bambino, detta del Colloquio perché mamma e figlio non guardano chi guarda ma comunicano intensamente tra loro, una novità per il tempo, intorno al 1280; come una rarità, nella scultura medievale, è il taglio a mezza-figura dell’opera. Al primo piano, sala 15, brillano la corona, lo scettro e la sfera con la croce dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, ritrovati insieme al velo funebre di seta nel 2013, quando fu aperta la sua tomba, in Duomo (le sculture decorative del sepolcro, di Tino di Camaino, sono al piano terra).
Una trentina di teche climatizzate per proteggere gli oggetti più sensibili, con sistemi di allarme, sono della ditta lombarda Goppion che difende tesori nei musei del mondo, dai gioielli della Corona inglese nella Torre di Londra ai capolavori di British Museum e Louvre (la Gio
conda). La multimedialità, fornita dalla Scuola superiore di Sant’Anna della città, è rivolta a fini pedagogici, piacevole ed efficace. Nella prima sala, con la porta in bronzo di Bonanno Pisano, ingresso ideale al museo, un video in 3D spiega come nacque la piazza. E la tecnologia permette anche di sfogliare virtualmente i monumentali corali miniati che nel XIV e XV secolo erano aperti sul leggio del coro, nonché di ascoltare la musica che riportano scritta (sala 25).
Fautori del less is more, «meno è di più» dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, i responsabili del riallestimento hanno lavorato «a togliere», come spiega ancora Lo Presti: «I nuovi spazi e gli allestimenti sono solo uno strumento per valorizzare le opere, sempre al centro, così che “parlino”. Colori e luci rimandano ai luoghi di origine di sculture e arredi, come anche le tende filtranti alle finestre, protettive, ma senza impedire la vista della piazza, in modo da assicurare il “dialogo” tra monumenti e oggetti. A Pisa è nata la scultura moderna, ci sono tutti i semi che germoglieranno con il Rinascimento e questo museo lo vuole far capire».
Chiudono una caffetteria, accessibile indipendentemente dall’ingresso al museo, con splendido affaccio sul Campo dei miracoli. E il chiostro con, sotto il portico, la Madonna col Bambino, gli
Evangelisti ei Profeti scolpiti da Giovanni Pisano per il Battistero, grandi in modo da essere visti da lontano e dal basso; che, anche se non ne avrebbero bisogno, sperano nell’effetto traino della Torre, incorniciata nel tetto di cielo del chiostro. Pendente e instagrammatissima.