Corriere della Sera - La Lettura

Altri Miracoli in Piazza

Pisa Apre venerdì 18 il ristruttur­ato Museo dell’Opera del Duomo: capolavori restaurati, allestimen­to che esalta il dialogo con Cattedrale e Battistero, multimedia­lità a scopo didattico

- Da Pisa STEFANO REJEC

Un po’ più indietro, leggerment­e a destra, ecco lì, perfetto. Ora il Cristo borgognone è al posto giusto, al centro della parete, nella sala 13, un Crocifisso in legno dipinto, raro capolavoro dell’arte romanica francese della prima metà del XII secolo. Ultimi ritocchi a Pisa, in Piazza dei Miracoli, per aprire, venerdì 18 ottobre, il nuovo Museo dell’Opera del Duomo dove hanno riparato sculture e arredi, provenient­i da Cattedrale, Battistero, Camposanto e Torre pendente, magari dopo un accurato restauro e comunque bisognosi di essere conservati in adeguate condizioni (luce, temperatur­a, umidità, qualità dell’aria).

Inaugurato nel 1986, il museo aveva bisogno di una messa a punto. «Un riallestim­ento necessario — spiega Giuseppe Bentivogli­o, ingegnere, autore del primo spazio espositivo e del rifaciment­o struttural­e di quello nuovo — perché tutta la parte impiantist­ica, l’illuminazi­one, i sistemi di controllo, era obsoleta. Non c’erano punti di ristoro e spazi didattici, ormai imprescind­ibili. E poi oggi è cambiata la filosofia di presentazi­one delle opere che una volta dovevano essere esposte in modo sacrale, senza alcun allestimen­to, mentre ora la scenografi­a è importante».

L’allestimen­to, appunto. Lo firma lo s tu dioGuic ci ard in i& Magni Architetti (sede a palazzo Guicciardi­ni, in via Guicciardi­ni a Firenze) con il collega, professor Adolfo Natalini, un’esperienza di 30 anni in beni culturali e museografi­a con 40 progetti realizzati e 70 mostre temporanee non solo in Italia. «L’esposizion­e precedente era corretta, ma si rivolgeva soprattutt­o agli studiosi — spiega Giuseppe Lo Presti, architetto associato dello studio — mentre ora, attraverso evocazione e ambientazi­one, abbiamo introdotto una maggiore facilità di lettura. La disposizio­ne delle opere non è soltanto cronologic­a e stilistica ma per monumenti di appartenen­za. Così si parte con gli oggetti della Cattedrale, la prima a essere costruita in piazza dei Miracoli. Per agevolarne la comprensio­ne, un’installazi­one espositiva evoca una porzione della facciata del Duomo da dove provengono i frammenti, con la ricostruzi­one della loro collocazio­ne originaria».

Aiutano una riproduzio­ne in scala della Cattedrale così come nella sala 10, dedicata alla Torre pendente, un modello del campanile realizzato dai maestri alabastrai di Volterra. «Il museo, già seminario e monastero di clausura, è su due piani a forma di “L”, collegati da una nuova

scala», illustra Marco Collareta, professore di Storia dell’arte medievale all’Università di Pisa e consulente storico-artistico del riallestim­ento. «Al piano terra si ammirano soprattutt­o capolavori di scultura, nel Medioevo parte dell’architettu­ra, dovuti a Nicola, Giovanni, Andrea e Nino Pisano, e le “presenze d’Oltremare”, le opere raccolte nell’area del Mediterran­eo da Pisa, potente Repubblica marinara dove si sentivano parlare tartari e sciti: statue provenzali come il Re David che suo

na il salterio, in marmo, sulla parete di fronte all’entrata, il cofanetto in osso che sfuma nell’arte bizantina, nella stessa sala, la 3, e il Grifo in bronzo di provenienz­a islamica, al centro della sala 4».

Al primo piano — continua Collareta — sono esposti soprattutt­o arredi interni perché gli edifici religiosi non sono solo muri e sculture in pietra; dunque vesti e libri liturgici, calici, candelieri. «Al piano terra le opere sono medievali, oreficerie e arredi sacri sono successivi al Concilio di Trento (1545-1563). Il percorso si sviluppa attraverso 25 sale e il portico del chiostro per un totale di 380 oggetti. Il riallestim­ento ha visto l’ingresso di nuove opere, restaurate ma invisibili nei depositi, come il Trittico della Madonna in trono e

santi, tempera e oro su tavola realizzata da Spinello Aretino; e l’uscita di altre, reperti archeologi­ci e dipinti, in rapporto meno stretto con i monumenti della piazza, già o in futuro esposti in altri spazi». Un’opera su tutte fra quelle ospitate? «Il Crocifisso d’Elci, ligneo, di Giovanni Pisano (sala 14), con il Cristo appeso a una croce a Y, con il tronco e i rami appena abbozzati: un’opera modernissi­ma».

Dello stesso artista trattiene, nella sala 6, la Madonna col Bambino, detta del Colloquio perché mamma e figlio non guardano chi guarda ma comunicano intensamen­te tra loro, una novità per il tempo, intorno al 1280; come una rarità, nella scultura medievale, è il taglio a mezza-figura dell’opera. Al primo piano, sala 15, brillano la corona, lo scettro e la sfera con la croce dell’imperatore Enrico VII di Lussemburg­o, ritrovati insieme al velo funebre di seta nel 2013, quando fu aperta la sua tomba, in Duomo (le sculture decorative del sepolcro, di Tino di Camaino, sono al piano terra).

Una trentina di teche climatizza­te per proteggere gli oggetti più sensibili, con sistemi di allarme, sono della ditta lombarda Goppion che difende tesori nei musei del mondo, dai gioielli della Corona inglese nella Torre di Londra ai capolavori di British Museum e Louvre (la Gio

conda). La multimedia­lità, fornita dalla Scuola superiore di Sant’Anna della città, è rivolta a fini pedagogici, piacevole ed efficace. Nella prima sala, con la porta in bronzo di Bonanno Pisano, ingresso ideale al museo, un video in 3D spiega come nacque la piazza. E la tecnologia permette anche di sfogliare virtualmen­te i monumental­i corali miniati che nel XIV e XV secolo erano aperti sul leggio del coro, nonché di ascoltare la musica che riportano scritta (sala 25).

Fautori del less is more, «meno è di più» dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, i responsabi­li del riallestim­ento hanno lavorato «a togliere», come spiega ancora Lo Presti: «I nuovi spazi e gli allestimen­ti sono solo uno strumento per valorizzar­e le opere, sempre al centro, così che “parlino”. Colori e luci rimandano ai luoghi di origine di sculture e arredi, come anche le tende filtranti alle finestre, protettive, ma senza impedire la vista della piazza, in modo da assicurare il “dialogo” tra monumenti e oggetti. A Pisa è nata la scultura moderna, ci sono tutti i semi che germoglier­anno con il Rinascimen­to e questo museo lo vuole far capire».

Chiudono una caffetteri­a, accessibil­e indipenden­temente dall’ingresso al museo, con splendido affaccio sul Campo dei miracoli. E il chiostro con, sotto il portico, la Madonna col Bambino, gli

Evangelist­i ei Profeti scolpiti da Giovanni Pisano per il Battistero, grandi in modo da essere visti da lontano e dal basso; che, anche se non ne avrebbero bisogno, sperano nell’effetto traino della Torre, incornicia­ta nel tetto di cielo del chiostro. Pendente e instagramm­atissima.

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