Corriere della Sera - La Lettura
Rivoluzionario ma silenzioso La differenza fra Abbado e gli altri
Wolfgang Schreiber rispetta la privacy del maestro
Der stille Revolutionär. Il rivoluzionario silenzioso. È bello e soprattutto realistico il titolo scelto per questa biografia (in lingua tedesca) di Claudio Abbado. L’ha scritta, con uno stile chiaro e limpido, una delle firme della critica musicale tedesca, Wolfgang Schreiber, dal 1978 al 2002 nella redazione culturale della «Süddeutsche Zeitung».
L’autore ha avuto modo di frequentare spesso Abbado e di seguirlo da vicino nei suoi progetti, a partire dagli anni Settanta, ma nella biografia non compaiono commenti e considerazioni personali su di lui. Quasi a voler rispettare, con classe e quel filo di distacco intellettuale del biografo vero — anche dopo la morte del direttore (20 gennaio 2014) — quella privacy (quasi ossessiva) che Abbado ha difeso per tutta la vita. L’autore ricostruisce la vita di Abbado in modo oggettivo, dal bisnonno Guglielmo fino all’eredità spirituale che lasciò dopo la morte. Ciò che secondo il biografo differenzia Abbado dai suoi colleghi va letto in un’ottica extra-musicale, quella dell’impegno politico e sociale, quello a fianco degli amici Luigi Nono e Maurizio Pollini. E poi quello con i giovani e giovanissimi venezuelani e cubani, che, ancora sotto Hugo Chávez e Fidel Castro, hanno avuto la fortuna di ricevere in regalo la magica esperienza di poter essere diretti da un rivoluzionario silenzioso.