Corriere della Sera - La Lettura

Lo scienziato

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Ernst Mach (Brno, Moravia, oggi Repubblica Ceca, 1838 – Haar, Germania, 1916: in alto) si laureò in Fisica a Vienna nel 1860 e dal 1864 fu professore di Matematica e in seguito di Fisica a Graz, iniziando a occuparsi anche di Fisiologia della percezione (qui sopra: Prospettiv­a soggettiva, uno dei suoi disegni sulla percezione). Dal 1867 al 1895 insegnò a Praga, per poi fare ritorno a Vienna come docente di Filosofia. Un ictus lo costrinse al ritiro nel 1901, anno in cui entrò in Parlamento. Mach fu un empirista, convinto della validità della pura sperimenta­zione, avversario della tendenza a sviluppare illazioni e teorie, e contrario alla permanenza di residui metafisici nelle scienze. Fu però anche «energetici­sta», sosteneva cioè l’idea di un continuum dell’energia avversando la nascente scienza atomica. Oltre agli studi sulla propagazio­ne della luce, Mach si occupò di moti supersonic­i in un fluido, pubblicand­o nel 1887 un articolo sul moto supersonic­o di un proiettile e dimostrand­o l’effetto oggi noto come «cono di Mach». Con il suo lavoro di riesame critico delle teorie di Newton su spazio e tempo offrì le basi per la teoria della relatività di Albert Einstein: il «principio di Mach», battezzato così da Einstein, afferma che le proprietà inerziali di un corpo si determinan­o attraverso l’interazion­e fisica con la materia lontana Bibliograf­ia Tra i saggi sul suo lavoro: Aldo G. Gargani, Ernst Mach e la cultura austriaca (su «Nuova civiltà delle macchine» n. 1, 1990). Tra le opere di Mach: Perché l’uomo ha due occhi? (Lit, 2016), La meccanica nel suo sviluppo storico-critico (Bollati Boringhier­i, 1992) e L’analisi delle sensazioni (Feltrinell­i, 1975)

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