Corriere della Sera - La Lettura
Qui va in fiamme anche la scienza
«Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro non sta mandando i n fumo solo l’Amazzonia. Sta riducendo in cenere anche scuole e università, centri di ricerca e studi scientifici. Mentre le fiamme dell’odio intossicano la vita civile, politica e culturale dell’intero Paese»: Roberto Amaral, ex ministro della Scienza e della tecnologia del presidente Lula, non usa mezze parole. Ottant’anni il prossimo 24 dicembre, politico combattente da sempre, disegna un drammatico ritratto del Brasile.
Basta frequentare aule universitarie, laboratori scientifici, istituti scolastici, circoli culturali, ospedali per cogliere le preoccupazioni tra studenti, professori, scienziati, medici e operatori ecologici. Fanno paura i tagli dei finanziamenti, le minacce di abolizione delle facoltà umanistiche, la criminalizzazione del dissenso, lo smantellamento dei centri di ricerca, il disinvolto uso della censura e le entrate a gamba tesa nelle elezioni universit a r i e . E s o pr a t t ut to , una di s s e nnat a politica di privatizzazione che, per favorire gli interessi economici di pochi, mette in serio pericolo il futuro del Brasile. «Abbiamo un presidente privo di qualsiasi tensione etica — spiega Amaral a “la Lettura” — che sta screditando il nostro grande Paese e i brasiliani agli occhi del mondo. La sua inettitudine e la sua irresponsabilità lo rendono inadeguato a svolgere l’importante carica che ricopre. Fedele alla sua natura autoritaria, non rispetta la Costituzione, incita alla violenza e allo scontro, considerando coloro che esprimono opinioni diverse come pericolosi nemici. Essere eletti non significa avere ricevuto un mandato per negare la scienza, opporsi alla cultura, promuovere la censura, distruggere l’ambiente e difendere assassini e torturatori».
Proprio in questi giorni circola in Europa, ancora riservatamente, un documento di solidarietà firmato da eminenti giuristi che considera «politico» il processo all’ex presidente Lula, da molti mesi in carcere a Curitiba: i contatti tra il giudice Sergio Moro (poi nominato ministro della Giustizia) e Deltan Dallagnol (capo dei sostituti procuratori di «Lava Jato») testimonierebbero una collaborazione segreta, espressamente vietata dal codice etico della Costituzione brasiliana che tutela l’equilibrio tra i poteri.
Il caso dell’Amazzonia è uno dei punti più critici delle scelte dell’attuale governo brasiliano. In agosto, la notizia del licenziamento di Ricardo Galvão, fisico di fama internazionale e membro del consiglio di amministrazione dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (Inpe), in pochi minuti ha fatto il giro del mondo. Il presidente, in una conferenza stampa, non aveva gradito i dati sulla deforestazione dell’Amazzonia forniti dall’Inpe all’Ibama, l’Istituto brasiliano responsabile della supervisione e dell’applicazione delle sanzioni legali per coloro che disboscano abusivamente. E alla dura replica dello scienziato, Bolsonaro ha reagito con un decreto di esonero dall’incarico. «Altro che dati menzogneri come ha insinuato il presidente del Brasile — dichiara Galvão a “la Lettura” —. La deforestazio