Corriere della Sera - La Lettura

Peronismo e kirchneris­mo: una sola Argentina con due facce

- Dalla nostra inviata a Buenos Aires ALESSANDRA COPPOLA

Che calderone il «populismo»: «Una definizion­e che tiene dentro Orbán e Evo Morales, Boris Johnson e López Obrador, Kirchner e Salvini mi pare che finisca per non definire nulla, no? — ragiona Martín Caparrós —. Non è utile, non serve. Le parole “populismo” e “populista” si sono trasformat­e in un’arma da lancio, una macchina per screditare, diventando una descrizion­e politica poco interessan­te». Ha più senso, allora, entrare nei dettagli — continua il giornalist­a e scrittore di Buenos Aires —, guardare da vicino per accorgersi, per esempio, che «peronismo e kirchneris­mo», entrambi vincitori alle elezioni argentine lo scorso 27

«Sarà una lotta tra due idee diverse della politica: accumulare potere in un piccolo gruppo ed esercitarl­o senza concession­i; includere molta gente con la quale il potere un po’ si disperde. Ma se cominciamo a cercare segnali, per esempio ai festeggiam­enti della vittoria, già riscontria­mo un’egemonia kirchneris­ta. Fernandez era quasi solo sul palco, non c’erano i suoi».

C’erano, invece, rappresent­anti di un mondo latinoamer­icano che vede nel voto a Buenos Aires un riscatto. Uno dei primi leader a congratula­rsi è stato l’erede di Chávez in Venezuela, Nicolás Maduro.

«A vedere chi sono i loro amici vien voglia di darsela a gambe. Però si vorrebbe abbracciar­li quando si fanno avanti i loro nemici: il presidente brasiliano Bolsonaro ha dichiarato che gli argentini hanno votato male... Ma il tema degli allineamen­ti latinoamer­icani è strano».

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