Corriere della Sera - La Lettura
Peronismo e kirchnerismo: una sola Argentina con due facce
Che calderone il «populismo»: «Una definizione che tiene dentro Orbán e Evo Morales, Boris Johnson e López Obrador, Kirchner e Salvini mi pare che finisca per non definire nulla, no? — ragiona Martín Caparrós —. Non è utile, non serve. Le parole “populismo” e “populista” si sono trasformate in un’arma da lancio, una macchina per screditare, diventando una descrizione politica poco interessante». Ha più senso, allora, entrare nei dettagli — continua il giornalista e scrittore di Buenos Aires —, guardare da vicino per accorgersi, per esempio, che «peronismo e kirchnerismo», entrambi vincitori alle elezioni argentine lo scorso 27
«Sarà una lotta tra due idee diverse della politica: accumulare potere in un piccolo gruppo ed esercitarlo senza concessioni; includere molta gente con la quale il potere un po’ si disperde. Ma se cominciamo a cercare segnali, per esempio ai festeggiamenti della vittoria, già riscontriamo un’egemonia kirchnerista. Fernandez era quasi solo sul palco, non c’erano i suoi».
C’erano, invece, rappresentanti di un mondo latinoamericano che vede nel voto a Buenos Aires un riscatto. Uno dei primi leader a congratularsi è stato l’erede di Chávez in Venezuela, Nicolás Maduro.
«A vedere chi sono i loro amici vien voglia di darsela a gambe. Però si vorrebbe abbracciarli quando si fanno avanti i loro nemici: il presidente brasiliano Bolsonaro ha dichiarato che gli argentini hanno votato male... Ma il tema degli allineamenti latinoamericani è strano».