Corriere della Sera - La Lettura
«Il bambino è morto» Sembra la fine, è l’inizio
ma «è giunta fin nelle terre dei morti». L’altro protagonista è il Leopardo, cacciatore mutaforma, amico ed ex amante del Lupo. Lo sfondo del libro è un’Africa mitica, precoloniale, sfarzosa e violenta, che James ha immaginato dopo aver letto i racconti popolari africani. Un lavoro durato due anni durante il quale ha approfondito la mitologia greca e «tutto ciò che aveva a che fare con cavalieri e streghe». Con Leopardo nero, lupo rosso, James è entrato nella cinquina finalista del National Book Award, uno dei riconoscimenti letterari più prestigiosi d’America.
Per accedere all’universo fantastico del romanzo, l’autore — che «la Lettura» ha raggiunto al telefono nella sua casa di New York, dove vive quando non insegna Scrittura creativa al Macalester College di St. Paul, Minnesota — chiede di mettere da parte la nostra «prospettiva occidentale» del mondo.
I l l i bro comincia c on l a f r ase « I l bambino è morto», svelando così un dettaglio centrale della storia. Perché questa scelta?
«Volevo stabilire sin dall’inizio che questa era una storia diversa. Non è un mistero e non riguarda la risoluzione di un caso di omicidio. Questo romanzo è come una matrioska, pieno di storie che conducono ad altre storie. Ci sono vampiri, demoni, negromanti, streghe...».
Si ha la sensazione che lei volesse cogliere alla sprovvista il lettore.
«Nella tradizione popolare africana le storie sono narrate con espedienti diversi rispetto a quelli che si usano nella letteratura europea. Non si ricorre molto al colpo di scena, alla sorpresa. Tra inizio e fine del libro non c’è grande differenza, sono quasi intercambiabili. Quello che conta è ciò che succede nel mezzo. Il lettore deve immergersi nella storia».
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