Corriere della Sera - La Lettura
E Bonolis fece colpo su Freddie Mercury
Amici esperti di tv dicono che, nel ramo presentatori, Paolo Bonolis è un mago. Non me ne intendo, so solo che una volta Bonolis disse una frase («Rivendico i culi e le tette: fanno bene alla salute, sono il sorriso dell’anima») che avrebbe potuto dire Philip Roth (ma non Fabio Fazio, per restare nel ramo presentatori). In Perché parlavo da solo (Rizzoli) Bonolis dice che il suo incipit preferito è quello di Cent’anni di solitudine: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio». Questo depone a suo favore. Tra i grandi sacerdoti della tv antica Bonolis predilige Raimondo Vianello. Fu folgorato da una vecchia scenetta in cui Vianello gioca a mosca cieca con un gruppo di belle ragazze vestite di bianco e «cerca di prenderle con festosa malizia». Le ragazze scappano e Raimondo, rimasto solo, «vagabonda bendato finché tocca un muro, si gira e si sente: “Puntat”, “Caricat”, “Fuoco!”, e lo fucilano». Sembra un balletto di Beckett. (Freud farebbe notare a Bonolis che il suo incipit e il suo comico preferiti hanno a che vedere entrambi con fucilazioni). Secondo Bonolis, la cinica ironia, l’umor nero di Vianello non erano una finzione, erano vere, sincere. E racconta, a riprova, questa storia. Pippo Baudo andò a trovare Vianello, chiuso in casa da mesi ad assistere Sandra Mondaini gravemente depressa, e lo convinse, dopo molte insistenze, a prendere una boccata d’aria. «Uscendo dal palazzo, Vianello passò davanti alla portineria, si avvicinò al portiere e gli fece: “Oh, guardi... se viene giù qualcosa... è roba mia!”». Bonolis fa anche auto-gossip e racconta che una volta Freddie Mercury tentò di rimorchiarlo (chissà se avrebbe fatto lo stesso con Fazio). Il libro è un po’ random, ma ringrazio Bonolis perché mi offre l’occasione di dare dieci a
Raimondo Vianello, cosa che sognavo di fare da una vita.