Corriere della Sera - La Lettura

Due fratelli, una chiocciola

La profetica distopia di Arkadij e Boris Strugackij, 1965

- Di MARCO OSTONI

Sono trascorsi 23 anni dall’uscita in Italia, sulle pagine di «Urania» (in una traduzione dall’inglese), de La chiocciola sul pendio, capolavoro degli autori russi di fantascien­za Strugackij, i fratelli Arkadij (1925-91) e Boris (1933-2012), scritto nel 1965 ma pubblicato in Unione Sovietica soltanto un anno prima della caduta del Muro, dopo essere circolato per anni sotto forma di samizdat. Ora Carbonio ripropone il testo in versione integrale, direttamen­te tradotto dal russo a opera di Daniela Liberti e con un’interessan­te postfazion­e del più giovane dei due fratelli, Boris, che ne spiega la lunga e sofferta genesi.

Il romanzo, dalla pungente carica eversiva nei confronti del sistema sovietico (e per questo bloccato dalla censura), conserva un’attualità straordina­ria a dispetto della mutata situazione socio-politica e si presta a una lettura che va ben oltre le coordinate geografich­e entro cui è stato ideato. Esso costituisc­e infatti una grande distopia volta a indagare il rapporto dell’uomo con il potere e con la Natura. Viene qui portata all’estremo, in particolar­e, la satira di una società opprimente e violenta, in cui ottusità e crudeltà dominano incontrast­ate. Una società guidata da un pervasivo «Direttorat­o per gli Affari della foresta», elefantiac­o e inavvicina­bile «grande fratello» che schiaccia la libertà dei suoi abitanti, le cui grame vite si svolgono in un tempo sospeso ai confini di un’inquietant­e e al contempo affascinan­te selva in sfacelo, tra paludi, carcasse di animali e morti viventi.

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