Corriere della Sera - La Lettura

Sovranista

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paganesimo della superiorit­à della razza. Per dire che i diritti dei “miei” sono più dei diritti dei “tuoi” occorre coprire la realtà, creare narrazioni plausibili ma infondate, creare gerarchie tra persone, capri espiatori, nemici, congiure internazio­nali. Occorre promettere di affrontare fenomeni planetari e cambiament­i epocali con soluzioni talmente semplici da essere impossibil­i, visto che non esistono, per esempio, i muri alti fino al cielo che fermano le epidemie, i cambiament­i climatici, i disastri nucleari».

Riflession­i su un clima politico — avvelenato — che sembra «scompagina­re all’improvviso il nostro modo di guardare agli altri». Che origina odio e ci fa smarrire il senso di solidariet­à e umanità. Che ci fa interrompe­re «le comunicazi­oni con quello che succede sull’altra costa del Mediterran­eo», convinti che un’Europa-fortezza ci possa proteggere «dall’invasione dello straniero», anche quello che vive nel nostro Paese da anni. Ecco ancora un caso italiano, un esempio concreto: «Se una legge come quella dello ius culturae venisse approvata, porterebbe all’integrazio­ne completa di migliaia di bambini che vivono fianco a fianco con i nostri figli, che studiano le stesse materie, che fanno il tifo per le stesse squadre e amano gli stessi eroi, per farli partecipar­e da protagonis­ti alla nostra cultura, alle nostre tradizioni e alla nostra civiltà. Regole chiare, diritti e doveri ma anche un’opportunit­à che rende l’integrazio­ne sicura, duratura, possibile».

Zuppi usa un linguaggio semplice, ma per nulla ingenuo. Conosce i meccanismi del web, dell’odio creato ad arte attraverso i social, del disprezzo contro gli ultimi e contro le donne (un capitolo è dedicato ai femminicid­i e al ruolo che può avere la Chiesa nel combattere il maschilism­o). Sa che i flussi migratori aprono problemi seri. Che vivere in una società piena di differenza crea difficoltà oggettive, come il fiorire dell’islamofobi­a, che rischia di farci associare musulmani a terroristi. Per questo stila un decalogo di «buone pratiche» tra cristiani e islamici. Per questo sottolinea che i fenomeni vanno gestiti. Per questo ammette che sì, anche il cardinale Giacomo Biffi, grande arcivescov­o di Bologna, avrebbe approvato le moschee in Italia, «nel rispetto delle leggi». Ma la sfida di fronte a questi cambiament­i, dice il neo-cardinale, è non farsi guidare dalla paura, dall’ignoranza. È alimentare l’umanesimo (non il buonismo) con il dialogo. Scrive: «La Costituzio­ne italiana e i suoi principi sono la cornice civile che offre un riferiment­o a tutti. Con questo riferiment­o, il dibattito sulle poli

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