Corriere della Sera - La Lettura
Aveva ragione la capra
Il contrappunto di Grégoire Delacourt: l’eros, una vecchia fiaba
Colpo di fulmine nella pausa pranzo, un giorno qualunque, in una brasserie di Lille. Lui pranza con i colleghi, lei è da sola e lo nota. L’attimo che cambia la vita. La donna, quarantenne sposata con tre figli, è travolta e stupita dall’intensità del momento. «Credo che si barcolli d’amore per via di un vuoto interiore. Uno spazio impercettibile. Un appetito mai appagato». Comincia così, come una storia d’amore travolgente, la vicenda raccontata in Danzando sull’orlo dell’abisso (DeA Planeta) dello scrittore francese Grégoire Delacourt, ma la trama poi si amplia, con colpi di scena e svolte inaspettate che vanno molto oltre il romanzo sentimentale e la vertigine pericolosa di passione e desiderio. Arriva a raccontare della vita in tutti i suoi aspetti anche quelli più dolorosi e difficili. Affrontando il tema della libertà e dell’urgenza di vivere.
Per farlo Delacourt si avvale anche di una favola classica, molto famosa in Francia: La capra di Monsieur Seguin di Alphonse Daudet, una novella educativa senza apparente lieto fine, come quelle di una volta che insegnavano a riflettere. La metafora della fiaba fa capolino, a sorpresa con piccoli capoversi, fra le pagine del romanzo. Un gioco, quasi una caccia al tesoro, proposto dall’autore per far comprendere meglio le emozioni della protagonista. La donna che ha avuto il coraggio di buttare all’aria il suo equilibrio borghese, anestetizzato dall’ascolto dell’opera lirica e dalle degustazioni di vini pregiati, per trovare la propria consapevolezza.