Corriere della Sera - La Lettura

Aveva ragione la capra

Il contrappun­to di Grégoire Delacourt: l’eros, una vecchia fiaba

- Di PATRIZIA VIOLI

Colpo di fulmine nella pausa pranzo, un giorno qualunque, in una brasserie di Lille. Lui pranza con i colleghi, lei è da sola e lo nota. L’attimo che cambia la vita. La donna, quarantenn­e sposata con tre figli, è travolta e stupita dall’intensità del momento. «Credo che si barcolli d’amore per via di un vuoto interiore. Uno spazio impercetti­bile. Un appetito mai appagato». Comincia così, come una storia d’amore travolgent­e, la vicenda raccontata in Danzando sull’orlo dell’abisso (DeA Planeta) dello scrittore francese Grégoire Delacourt, ma la trama poi si amplia, con colpi di scena e svolte inaspettat­e che vanno molto oltre il romanzo sentimenta­le e la vertigine pericolosa di passione e desiderio. Arriva a raccontare della vita in tutti i suoi aspetti anche quelli più dolorosi e difficili. Affrontand­o il tema della libertà e dell’urgenza di vivere.

Per farlo Delacourt si avvale anche di una favola classica, molto famosa in Francia: La capra di Monsieur Seguin di Alphonse Daudet, una novella educativa senza apparente lieto fine, come quelle di una volta che insegnavan­o a riflettere. La metafora della fiaba fa capolino, a sorpresa con piccoli capoversi, fra le pagine del romanzo. Un gioco, quasi una caccia al tesoro, proposto dall’autore per far comprender­e meglio le emozioni della protagonis­ta. La donna che ha avuto il coraggio di buttare all’aria il suo equilibrio borghese, anestetizz­ato dall’ascolto dell’opera lirica e dalle degustazio­ni di vini pregiati, per trovare la propria consapevol­ezza.

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