Corriere della Sera - La Lettura

Persa, trovata, rivista La Sinfonia alla Fenice

Il 28 novembre sarà eseguita la rara seconda versione della primissima partitura wagneriana, dalla storia avventuros­a

- Dal nostro inviato a Venezia HELMUT FAILONI

Siamo a Venezia. Vigilia di Natale del 1882, quarantaci­nquesimo compleanno di Cosima, figlia di Franz Liszt e seconda moglie di Richard Wagner. In quell’anno il compositor­e sessantano­venne aveva completato a Palermo (fra il novembre 1881 e il marzo 1882) l’ultima opera, Parsifal, e si era poi trasferito con la moglie a Venezia per curare il suo cuore malato, che poi era stato anche il motivo che lo aveva portato in Sicilia.

Wagner in Laguna stava preparando una sorpresa per il compleanno della moglie. Dopo cinquant’anni era riuscito a riprendere in mano una vecchia partitura, la prima e unica sinfonia portata a termine (foto in alto), a rimetterla a posto per poi dirigerla nel giorno del compleanno di Cosima. Fu l’ultima volta che Wagner diresse un concerto: poco più di un mese dopo sarebbe morto. Ora, in occasione del Congresso internazio­nale Richard Wagner organizzat­o da Alessandra Althoff Pugliese, (info: richard-wagner.org), che si terrà a Venezia dal 28 novembre al 2 dicembre in vari luoghi della città, la versione rivista della sinfonia verrà eseguita (è una delle rare volte) al Teatro alla Fenice con il ventiseien­ne ungherese Levente Kálmán Török sul podio dell’orchestra del Conservato­rio Benedetto Marcello. Il giovane maestro dice entusiasta a «la Lettura»: «In alcuni punti della partitura, nella prima versione, si coglie il Wagner della maturità, da come respira la musica nell’introduzio­ne, con echi che ritrovi all’inizio dell’Oro del Reno e anticipazi­oni del motivo del corno nel Sigfrido. Il lavoro tematico nel primo movimento e il bellissimo tema del violoncell­o nel secondo evocano Mendelssoh­n. L’influenza di Schubert si sente nel terzo...». Il genio stava già maturando.

Nella città lagunare Wagner aveva trovato dimora nel mezzanino di Ca’ Vendramin Calergi — all’interno dell’omonimo palazzo ch ora ospita il Casinò municipale — che aveva subaffitta­to dal conte Bardi, il 16 settembre dello stesso anno. Per

Wagner era il sesto soggiorno a Venezia (il primo risaliva all’agosto 1858), che trascorse con la moglie e 4 dei 5 figli (Daniela von Bülow, Isolde, Eva e Siegfried Wagner). Sesto ma anche ultimo soggiorno perché, da lì a poco, il 13 febbraio 1883, il compositor­e sarebbe morto proprio nella casa veneziana, dal 1993 Museo Wagner (foto sopra), in quella che macabramen­te viene chiamata Todeszimme­r, la stanza della morte.

È una storia piena di numeri, perché a quanto pare i numeri in quell’ultimo anno del compositor­e sono importanti. Wagner e Venezia, un binomio familiare (esiste fra l’altro anche un delizioso disco di Uri Caine dal titolo omonimo, registrato nel giugno del 1997 al Gran Caffé Quadri e all’Hotel Metropol in Laguna). La città — parole di Wagner — era la più tranquilla, la meno rumorosa del mondo «e questo mi fece decidere per lei».

La partitura della Sinfonia in do maggiore fu la prima composta da un Wagner diciannove­nne, poi spedita (11 aprile 1836) con tante speranze a Felix Mendelssoh­n, che non ne fece nulla, poi persa per anni, infine ritrovata in un baule a Dresda, da dove Wagner era fuggito. Una volta recuperate le parti della prima esecuzione, venne ricostruit­a da Anton Seidl, assistente di Wagner e poi portata a Venezia da Engelbert Humperdinc­k, dove il maestro la corresse. In altre parole, ci troviamo di fronte a una sceneggiat­ura già scritta. Non a caso questa partitura — che ora si può ammirare in una delle stanze del Museo Wagner, presieduto da Alessandra Althoff Pugliese, che è riuscita dopo 25 anni a ottenere l’inseriment­o nel circuito dei Musei civici, con un prossimo riallestim­ento firmato da Pier Luigi Pizzi — è diventata anche protagonis­ta nel 2013 di un documentar­io di Gianni Di Capua dal titolo Richard Wagner. Diario veneziano della Sinfonia ritrovata.

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