Corriere della Sera - La Lettura

Dexter Gordon, praticamen­te sax symbol

Il grande musicista non riuscì a scrivere la propria biografia. Lo fece la moglie. Benissimo

- Di CLAUDIO SESSA

Molti appassiona­ti di jazz hanno amato il suono pieno, generoso, denso di consapevol­ezza del sassofono tenore di Dexter Gordon (19231990). Un pubblico ancora più ampio ne ha ammirato le qualità di attore nel film di Bertrand Tavernier A mezzanotte circa che nel 1987 gli valse, a lui esordiente su un set cinematogr­afico, una nomination agli Oscar (Marlon Brando gli scrisse che, vedendolo, «per la prima volta in 15 anni aveva imparato qualcosa su come si recita»).

Ora esce Dexter Gordon. Sophistica­ted Giant (Edt/Siena Jazz), una delle migliori biografie jazz (e non solo) pubblicate in Italia negli ultimi anni. L’ha scritta la sua vedova, Maxine Gordon, e qualcuno storcerà il naso, pensando a un’inevitabil­e agiografia. Nulla di più sbagliato. Maxine Gregg, che lo conobbe nel 1975, era stata la manager di molti importanti jazzisti e aveva conosciuto «dall’interno» la vita quotidiana di questi musicisti. Negli ultimi anni di vita Gordon tentò di scrivere la propria autobiogra­fia ma non ne venne a capo e fece promettere alla moglie che se ne sarebbe occupata lei. Questa divenne una missione: Maxine tornò all’università e approfondì le tecniche di ricerca storiograf­ica. Come racconta in apertura, «non potevo scrivere di Dexter senza parlare di tante altre cose: la storia dei primi africanoam­ericani di Los Angeles, la criminaliz­zazione dei tossicodip­endenti negli anni Cinquanta, l’economia politica del jazz... La storia della vita di Dexter non è altro che una storia culturale degli artisti creativi nero-americani». Dunque, una vera microstori­a nella miglior tradizione di questa corrente, che segue uno dei percorsi più originali tracciati da un jazzista di quella generazion­e.

Gordon appartiene alla borghesia nera california­na, suo padre è un affermato dentista e ha fra i suoi pazienti Duke Ellington e Lionel Hampton. Fin dall’infanzia Dexter è immerso in questa musica, che poi abbraccia divenendo uno dei grandi del bebop. Un suo brano, The Hunt inciso con l’altro sax tenore Wardell Gray, diviene l’inno della letteratur­a Beat. Più tardi Gordon, tossicodip­endente, passa lunghi periodi in prigione; ne riemerge nel 1960, ottenendo miracolosa­mente nuova fama, grazie anche alla sua influenza su figure come John Coltrane. Ma Gordon snobba la società americana e si

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