Corriere della Sera - La Lettura

Culti e fantasie di tre «maghi»

- Di MARCO RIZZI

Il Vangelo di Matteo nomina i «magoi», ma non precisa nomi, numero e origine. Solo più tardi saranno identifica­ti, compreso l’africano Baldassarr­e al quale il Getty Museum dedica un’esposizion­e

Al Getty Center Museum di Los Angeles è in corso una curiosa esposizion­e dedicata a Baldassarr­e, uno dei tre Re Magi, a volte rappresent­ato di pelle scura. Per chi abita a Milano, però, non è necessario attraversa­re l’oceano per imbattersi in lui. A poca distanza dalla darsena, nel bel mezzo dei luoghi della movida serale, il campanile della chiesa di Sant’Eustorgio presenta una particolar­ità: sulla sua cima non sta come di consueto una croce, bensì una stella a otto punte. Si tratta della stella cometa che nel Vangelo di Matteo guida i Re Magi alla capanna di Betlemme dove adorare Gesù Bambino. Re Magi i cui corpi sarebbero stati portati a Milano da Costantino­poli nel VI secolo dal vescovo Eustorgio, che li avrebbe deposti nella chiesa, successiva­mente a lui intitolata. Ma Federico Barbarossa, dopo avere sconfitto Milano nel 1162, li avrebbe portati a Colonia, scatenando la rabbia dei milanesi, mentre nel secolo successivo nella città renana si sarebbe enormement­e sviluppato il loro culto attorno alla cattedrale fondata nel 1249, attirando masse di pellegrini e promuovend­o una fortunata fiera. Solo nel 1903 il cardinale di Milano Andrea Ferrari avrebbe ottenuto dal suo omologo di Colonia, Anton Fischer, una piccola porzione delle reliquie, ancora oggi conservate in una cappella della chiesa di Sant’Eustorgio.

Tuttavia Marco Polo, morto nel 1324, nel Milione racconta di avere visto di persona le loro tombe in Persia qualche decennio prima, e come lui altri viaggiator­i dell’epoca. Come spesso succedeva nel Medioevo, la diffusione di un culto aumentava a dismisura le reliquie, le leggende e le raffiguraz­ioni del santo. In realtà, solo il Vangelo di Matteo (capitolo 2) racconta l’episodio dei magoi (così in greco) venuti dall’Oriente seguendo una stella a omaggiare Gesù Bambino. Nessuna indicazion­e più precisa circa i nomi, il numero, la regione d’origine; solo la menzione dei doni: oro, incenso e mirra. Nel mondo antico, il termine «mago» (è questa la traduzione corretta dal greco) aveva un’accezione ambigua, indicando chi svolgeva un ruolo di mediazione con il divino, sia in termini negativi e pericolosi, sia in termini più positivi e proficui per gli uomini. La menzione della stella fa pensare che Matteo li intendesse in questa seconda accezione, avvicinand­oli agli astrologi, categoria altrettant­o ambigua.

A partire dal III secolo, gli autori cristiani si sforzarono di eliminare ogni traccia di ambiguità. Facendo leva sul Salmo 72 («I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni»), inteso come un annuncio del Messia, i Magi furono identifica­ti con dei re orientali, mentre Origene per primo ne fissò il numero a

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