Corriere della Sera - La Lettura
Con la luce inseguo i cantanti così non si nascondono nel buio
Fotografo mancato (ma alcune immagini del suo teatro preferito ricorrono in pubblicazioni e giornali), Marco Comuzzi è il mago della luce del Teatro Sociale di Trento, una delle cinque sale del circuito virtuoso del Centro Santa Chiara diretto da Francesco Nardelli. Udinese, allievo dell’istituto d’arte, poi attivo a Bologna, dal 1992 Comuzzi è il responsabile della illuminazione di allestimenti d’opera, spettacoli teatrali e concerti: «E l’emozione più grande — spiega — riguarda proprio le rappresentazioni liriche, con le luci che devono rincorrere i cantanti sul palcoscenico ma anche creare atmosfere e suggestioni. Una volta si usavano riflettori e gelatine colorate davanti ai fari. Ora, un mixer luci è supportato da una tecnologia straordinaria». Comuzzi rievoca le origini: «Quando sono arrivato a Trento da quella grande scuola che si rivelò Bologna, tutto era ancora da inventare, compreso un mestiere come il mio. Ora coordino il lavoro anche per le altre sale del circuito, dallo studio delle schede tecniche per i singoli allestimenti al seguire la regia luci del teatro Sociale». Un lavoro in silenzio? «La lirica non mi piaceva e invece negli anni me ne sono innamorato. Tanto che durante prove e spettacoli mi scopro a canticchiare arie dell’opera in scena. Rossini e Mozart, soprattutto». Certo, a bassa voce. «Cosa diversa è confrontarsi con registi e persino con direttori d’orchestra su come illuminare una scena», confida. E se i cantanti si spostano restando al buio? «Verrebbe da dirgli di stare più attenti. Ma vivono in un mondo tutto loro. Basta stare attenti, pronti a emergenze come questa».