Corriere della Sera - La Lettura
La battaglia di Algeri si vince con le donne
Le promesse di parità nate dai moti degli Anni 50 non sono state mantenute. Oggi le attiviste tornano a rivendicare: senza di noi non c’è democrazia
«Un retrogusto d’incompiuto»: lo avverte Zoubida Assoul, lo sentono in molti, donne più di tutti. La rivoluzione algerina a metà anni Cinquanta aveva fatto delle promesse di parità, emancipazione, di piena democrazia, e non le ha mantenute. La rivolta nelle strade di questi mesi le ha raccolte. E chissà come andrà a finire. L’avvocato Assoul, presidente dell’Unione per il cambiamento e il progresso, storica attivista per i diritti umani e punto di riferimento di questa nuova stagione di manifestazioni in Algeria, ragiona con «la Lettura» sul ruolo femminile che a sessant’anni di distanza torna decisivo, come a riannodare un percorso interrotto. «Una delle chiavi di riuscita del movimento attuale — osserva — è la presenza molto forte delle donne: è la loro partecipazione massiccia che ha fatto sì che queste proteste siano rimaste pacifiche, senza assalti, né violenze». Venerdì «di festa» — nota dall’interno Assoul, in piazza dal principio — di riappropriazione degli spazi, liberazione dei corpi; cortei colorati, eterogenei, allegri, i giochi di parole, le vignette, i cori, gli striscioni, i cartelli fatti in casa.