Corriere della Sera - La Lettura
La rivoluzione delle campagne
«Il futuro dell’Europa è la campagna». Così recita il titolo di una recente pubblicazione della Commissione europea. Detto così, il messaggio suona poco convincente. I motori del progresso non sono oggi collocati all’interno delle grandi città? Nei grattacieli e nei centri direzionali, nelle istituzioni finanziarie, nelle università e negli istituti di ricerca? Per chi ha interessi culturali, curiosità sociali, esigenze di relazione e così via, vivere o lavorare lontano dalle metropoli non appare al momento una prospettiva allettante. Per la campagna, la sfida del futuro sembra piuttosto quella di non perdere troppo terreno a favore delle città e del loro dinamismo in termini di risorse e opportunità.
La Commissione prospetta però un futuribile (un futuro possibile) non privo di plausibilità. La rivoluzione verde e le nuove tecnologie potrebbero infatti radicalmente cambiare il volto dei contesti extra-urbani, il ventaglio delle loro vocazioni produttive e l’intero «modo di vivere» rurale. Immaginiamo un ambizioso programma di investimenti a lungo termine (co-finanziati dall’Unione Europea) in alcune cruciali direzioni. Innanzitutto, infrastrutture economiche e sociali, mobilità veloce, banda larga, servizi di connessione super-rapida che rendano quasi superflui gli incontri di lavoro faccia a faccia. Seconda direzione d’investimento: potenziamento del capitale umano e ambientale, servizi di qualità, sia di prossimità (asili, cura per gli anziani) sia a distanza (pensiamo ai progressi della telemedicina o dell’apprendimento online). Il tutto volto non solo a modernizzare le filiere tradizionali dell’economia rurale, ma anche a crearne di nuove, connesse alla gestione del cambiamento climatico e delle risorse naturali.
Ipotizziamo poi che questi nuovi contesti vengano punteggiati da una rete di smart village, di «borghi intelligenti» innervati di tecnologie digitali e alimentati da energie pulite. Certo, rispetto alla vita metropolitana resterebbero alcune differenze e svantaggi. Ma questi sarebbero largamente compensati da benefici in termini di qualità ambientale, paesaggistica, alimentare, abitativa e così via. Una quota significativa della «nuova classe media», che è diventata la protagonista dell’economia dei servizi e della conoscenza, potrebbe davvero decidere di mollare le ancore che, per amore ma spesso