Corriere della Sera - La Lettura

Milano, un violino: il sogno della coppia rom

Fernando Coratelli intreccia tre storie attorno a due giovani in cerca di futuro

- Di ALESSANDRO BERETTA

Il giovane Stoian con il suo violino e la bella moglie Stéphka partono dal popoloso ghetto rom di Stolipinov­o in Bulgaria verso altri Paesi europei in cerca di un futuro che manca dalle loro parti. Inizia così Alba senza giorno, nuovo romanzo di Fernando Coratelli e prima uscita narrativa della casa editrice Italo Svevo, in una variante gitana del classico inseguire un sogno che corre sempre un po’ più in là di dove si arriva: prima a Berlino, poi a Parigi e Metz, infine a Milano.

Il viaggio della coppia dà la linea principale alle vicende del romanzo ed è affiancato da altre due storie milanesi parallele: quella di Martina, madre separata della piccola Alice, la cui mamma Roberta diventa animatrice dei presidi contro il campo rom sotto casa, e quella di Tonino Cortale, sicario della ’ndrangheta residente a Buccinasco, incaricato di vendicare un assassinio colpendo il figlio, studente universita­rio, di una ’ndrina rivale. Le tre storie partono da distanze temporali diverse — un anno per la coppia, sette mesi per Martina, quindici giorni per il killer — rispetto a un giorno di maggio in cui convergono in pochi drammatici minuti, ispirati a un episodio di cronaca che non citiamo per evitare spoiler, che danno un ottimo impatto narrativo al finale rimettendo in gioco le certezze di tutti i protagonis­ti.

Coratelli, come già nel precedente La resa (Gaffi, 2013), gestisce bene il montaggio di più storie ma, al di là del ritmo sicuro nella costruzion­e dell’intreccio, non manca la capacità di approfondi­re certi temi e toni attraverso i personaggi. Se lo spessore di Tonino è ben reso e inquietant­e, tra vita familiare e criminale, il rapporto tra Stoian e Stéphka è il più bello, anche per un tono romantico e avventuros­o, come quando a Berlino il ragazzo suonando il violino incanta la clientela di un ristorante e lei raccoglie le offerte che valgono la prima cena. Il problema è che alle loro spalle si muove qualcosa di più grande: l’Europa e la gestione dei rom e degli immigrati. La Germania sembra il Paese più accoglient­e, dove i due arrivano a casa di un lontano parente che fa l’idraulico, mentre in Francia, nel campo attrezzato di Aubervilli­ers, l’ambiente umano è diverso, i poliziotti più aggressivi e le etnie numerose, per finire poi in Italia, dove certo il clima politico è peggiore, a Milano, proprio nel campo vicino a

Roberta, la madre di Martina.

È nello sguardo di quest’ultima che si incontrano il sicario — che ha traffici con il notaio per cui lei lavora — e la coppia che ogni sera ascolta in metro mentre suona chiedendo l’elemosina. «Quel futuro forse è lì — sottolinea il narratore a proposito di Stoian — è quello il nuovo giorno che spera da qualche tempo, un giorno luminoso che rischiari il suo cielo e quello di Stéphka». Quel cielo è rischiarat­o dalla domanda che pone la piccola Alice davanti alla nonna che insulta gli zingari: «Davvero quei signori sono tanto cattivi?». Lo sapremo solo, come accade a Martina, cambiando punto di vista.

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