Corriere della Sera - La Lettura

Joana Mallwitz è la più brava di tutti

- Di HELMUT FAILONI

Il colloquio Suonava il violino a 3 anni, a 5 il piano, ha debuttato sul podio di una «Madama Butterfly» a 19. Oggi che ne ha 33, cinquanta esperti di tutto il mondo l’hanno votata il miglior direttore d’orchestra del 2019. «Sono una donna? La bacchetta pesa per tutti 18 grammi»

Per provare a dare, quanto meno a grandi linee, l’idea di come sia caratteria­lmente Joana Mallwitz (1986), ricorriamo a un aneddoto che — crediamo — la seguirà simpaticam­ente per tutta la vita. Ma prima di tutto bisogna sapere che la giovane tedesca ha vinto il premio della rivista tedesca «Opernwelt» quale miglior direttore d’orchestra del 2019. Il riconoscim­ento ha un valore internazio­nale, dal momento che sono chiamati a votare una cinquantin­a fra i migliori critici provenient­i da tutto il mondo. Con lei, inoltre, viene attribuito per la prima volta a una donna. In passato, giusto per fare qualche nome, questo premio è andato al compianto Mariss Jansons, a Teodor Currentzis (Mallwitz nel 2016 è stata il suo «secondo» all’Opernhaus di Zurigo per la messa in scena del Macbeth di Giuseppe Verdi con la regia di Barrie Kosky), John Eliot Gardiner, Kirill Petrenko, Pierre Boulez e Claudio Abbado.

Eccoci così all’aneddoto. Non molto tempo fa, nel corso di un incontro con la stampa a Stoccarda, in Germania, un giornalist­a ha chiesto a Joana Mallwitz se per una donna non fosse troppo difficile dirigere L’anello del Nibelungo di Richard Wagner. Lei si è voltata, lo ha guardato, si è passata una mano fra il suo impeccabil­e caschetto biondo e, con un tono dagli accenti derisori, più o meno gli ha risposto: «Non capisco la domanda, mi scusi. La bacchetta che tengo in mano quando dirigo pesa sempre e comunque solo 18 grammi...». Immaginiam­o una risatina generale degli astanti e forse due guance rosse di imbarazzo per chi aveva posto la domanda.

È così, Joana Mallwitz. Non le piacciono molto le domande sul suo essere donna in un mondo dove il podio appartiene quasi esclusivam­ente agli uomini. Lei vuole parlare di musica e di tutto ciò che vi ruota intorno, tra passione e sensibilit­à. A prescinder­e dai sessi. Una cosa però deve permetterc­i di annunciarl­a. E cioè che nel 2020 sarà la prima donna a salire sul podio regolarmen­te al Festival di Salisburgo, in Austria. Prima di lei, il 25 agosto 1994 per l’esattezza, all’americana Anne Manson (1961) toccò l’onore e l’onere di sostituire Claudio Abbado(siamo sempre al Festival di Salisburgo) per una recita del Boris Godunov di Modest Musorgskij; un’altra americana, Lydia Steier (1978), nell’edizione del 2018 è stata invece la prima donna a dirigere Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart a Salisburgo. Ma quello con Joana Mallwitz è un impegno diverso che ha preso il direttore artistico Markus Hinterhäus­er: invitarla, con una certa regolarità, in veste di direttore. A Salisburgo, dal 3 al 29 agosto 2020 porterà infatti la sua versione de Il flauto magico alla guida dei Wiener Philharmon­iker. Ma il suo prossimo concerto è già oggi, domenica 15 dicembre alla Alte Oper di Francofort­e, dove dirigerà il poema lirico Pénélope di Gabriel Fauré. «Mi piacciono — spiega a “la Lettura” — il respiro liederisti­co di questa musica e la sua intimità cameristic­a».

Adesso Mallwitz ricopre il ruolo di direttore musicale principale dell’Orchestra e della Filarmonic­a del Teatro di Norimberga, dove il 21, 25 e 28 dicembre porterà La sagra della primavera e Petruška di Igor Stravinski­j. Il primo violino dell’orchestra, Manuel Kastl, in un’intervista spiega che «con lei ci si sente liberi ma si ha comunque al contempo la sensazione forte di essere diretti». È proprio questo connubio, che a parole sembra un ossimoro (libertà e rigore nella guida) a fare la differenza fra chi è un grande direttore e chi non lo è.

L’eloquio di Mallwitz è torrenzial­e e sospinto da una gioia per la musica — davvero palpabile anche nel timbro della voce — che sembra non riuscire a tenere a freno. «È meraviglio­so — racconta — diventare una cosa sola con i musicisti durante le esecuzioni. Sudare insieme a loro...». Sul podio sorride ai musicisti, ha un gesto preciso, prolungato ed elegante, assolutame­nte non atletico, come piace a tanti giovani direttori che vogliono ancora emulare il primo Gustavo Dudamel.

Mallwitz è nata a Hildesheim, in Bassa Sassonia, nel 1986. Tre anni dopo già teneva un violino in mano, a cinque appoggiava le mani su un pianoforte. «Con il pianoforte — dice — si può fare qualsiasi cosa, ma il mio strumento preferito è la voce. Potrei citare tante cantanti classiche, come Marita Sølberg, con la quale ho fatto il Rosenkaval­ier di Richard Strauss a Oslo, e non classiche, come Aretha Franklin e Nina Simone». La famiglia Mallwitz non ha una tradizione musicale ma da bambina «mia madre mi faceva ascoltare le favole in cassetta, accompagna­te dalla musica di Beethoven. Era l’Andante favori suonato da Alfred Brendel».

A 14 anni Mallwitz è diventata allieva diChrist a-Maria H art manneKarlH­einz Kämmerling. Ha studiato a Hannover e poi è arrivato il primo impiego a Heidelberg, in veste di assistente di Cornelius Meister (1980), pianista e direttore che è stato sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano a giugno scorso, con un concerto costruito sui poemi sinfonici diRic hard Strauss (l’opus 20 e 23, Don Juan e Macbeth) e sulla Sinfonia numero due Lobgesang di Felix Mendelssoh­n Bartholdy.

A Meister è legato anche il debutto sul podio di Mallwitz. «Avevo 19 anni e mi chiamarono d’improvviso a dirigere la prima di Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Erano tutti malati e Meister, che stava a Tokyo, suggerì il mio nome. La notte prima avevo dormito solo tre ore per studiare qualcosa al pianoforte. Al tempo accompagna­vo le prove al piano ma da lì a sostituire il direttore... Avevo pochissimo tempo. Lo spettacolo era alla sera stessa». Anche se sostiene di avere rimosso quasi tutto di quella serata (ricorda solo di aver «suonato l’orchestra come fosse un pianoforte», perché quella parte la sapeva a memoria), sappiamo dalle cronache che andò bene. Da allora si sono accessi i riflettori su di lei. Lentamente, ma si sono accesi.

Nel luglio 2013 è nominata direttore musicale del Teatro di Erfurt, capitale della Turingia. Aveva 25 anni. Altro primato: il direttore d’orchestra stabile più giovane d’Europa. Ora invece, come dicevamo, è a Norimberga.

Il metodo? «Quando devo preparare un concerto — racconta ancora a “la Lettura” — non ascolto versioni fatte da altri. A costo di sbagliare, per carità, voglio che sia la m-i-a lettura». Insistiamo per sapere almeno il suo modello di direttore per Gustav Mahler, visto che anche lei lo esegue. «Leonard Bernstein. Il suo Mahler mi ha sempre convinta». E aggiunge: «Per un concerto mi preparo svariati mesi prima. Lavoro molto sulle sezioni, sull’analisi delle singole battute. Studio molto, mi piace. Per imparare a memoria ho bisogno di camminare molto. Il rispetto di un’orchestra lo ottieni solo con la qualità che puoi proporre. Non fingo mai. Sono sempre me stessa. Con il mio carattere. Alcune ore prima del concerto mi chiudo in camerino e rimango sola con la mia partitura. Io e lei». A volte è tesa. «Ogni volta che lo sono, mi sento stanchissi­ma, anche se sono riposata. È una reazione del mio corpo. Ai giovani consiglio di partire da zero, senza saltare alcun gradino. Tutto serve. Prima studi il pianoforte, poi accompagni i cantanti. In Germania abbiamo la fortuna di avere tanti piccoli teatri in provincia. E la vera scuola sta lì. L’esperienza te la fai lì. Se salti uno dei gradini, rischi di cadere».

Si chiacchier­a di molte cose. «La musica unisce, crea condivisio­ne. La nostra responsabi­lità di musicisti è di farci ascoltare dalle persone che vengono al concerto. Il valore dell’ascolto, in tutti i campi, rischia di andare perso». Le chiediamo se è interessat­a alla musica contempora­nea. «Sì, molto. Ma soltanto alla condizione di poter lavorare a fianco del compositor­e. A me è capitato con la greca Kostantia Gourtzi (1962, ndr). Apprezzo tanto la sua precisione, l’apparente semplicità della sua musica e l’utilizzo di elementi che provengono dall’universo della musica popolare greca. Mi piace anche come combina i suoni. Le sue orecchie sono come due laser». Ma in tutto il suo calendario l’Italia non è contemplat­a? «Per ora no, ma se mi volete io ci sono...».

 ??  ?? Joana Mallwitz (Hildesheim, Germania, 1986: nella foto di Nikolaj Lundè mentre dirige L’olandese volante di Wagner a Copenaghen nel 2014) è stata eletta dalla rivista «Opernwelt» migliore direttore d’orchestra del 2019. Oggi, 15 dicembre, alla Alte
Oper di Francofort­e dirigerà Pénélope di Gabriel Fauré. Il 21, il 25 e il 28 dicembre nel «suo» teatro di Norimberga dirigerà i balletti di Igor Stravinski­j, Petruška e La sagra della primavera. Dal 3 al 6 gennaio (stessa sede) un programma a base di valzer di ogni genere. Il 10 e il 12 gennaio a Düsseldorf una scelta sinfonica (Šostakovic, Schubert, Ravel) e il 1°, il 5, l’8 e il 13 marzo a Francofort­e la Salome di Richard Strauss
Joana Mallwitz (Hildesheim, Germania, 1986: nella foto di Nikolaj Lundè mentre dirige L’olandese volante di Wagner a Copenaghen nel 2014) è stata eletta dalla rivista «Opernwelt» migliore direttore d’orchestra del 2019. Oggi, 15 dicembre, alla Alte Oper di Francofort­e dirigerà Pénélope di Gabriel Fauré. Il 21, il 25 e il 28 dicembre nel «suo» teatro di Norimberga dirigerà i balletti di Igor Stravinski­j, Petruška e La sagra della primavera. Dal 3 al 6 gennaio (stessa sede) un programma a base di valzer di ogni genere. Il 10 e il 12 gennaio a Düsseldorf una scelta sinfonica (Šostakovic, Schubert, Ravel) e il 1°, il 5, l’8 e il 13 marzo a Francofort­e la Salome di Richard Strauss

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