Corriere della Sera - La Lettura
Tanto perbene e tanto onesto pare ma papà è un ipocrita come tutti
Indossare una maschera, per non rischiare e darsi un tono. Tutto sembra più semplice, basta seguire le regole di un copione ben sperimentato fra tradizioni e bon ton. «Non so perché, i miei ridono sempre fuori casa, mai dentro». È il primo dettaglio che insospettisce l’adolescente protagonista de Gli ipocriti (Chiarelettere, 2015), romanzo di Eleonora Mazzoni che, con una scrittura potente e realistica, offre un ritratto coraggioso di dinamiche familiari antiche ma sempre attuali. Consuetudini dietro le quali ci si ripara per comodità e codardia. Manu ha 15 anni e mezzo e vive a Bologna, in una famiglia benestante e cattolica, fa infatti parte del Movimento, un gruppo religioso piuttosto intransigente. Alla ragazzina le regole della comunità vanno un po’ strette ma cerca di seguirle al meglio per non deludere i genitori. Anela in particolare l’approvazione del padre, giornalista di successo e personaggio carismatico dell’organizzazione. Obbedisce anche perché è molto insicura: il mondo libero dei coetanei più trasgressivi le fa paura e suscita un senso di inadeguatezza. «Se non avessi il Movimento che mi dà le parole da dire, i pensieri da pensare, cosa sarei io, se non il niente su cui non si impiglia mai nessun sguardo, neanche per sbaglio?». Ma spesso la vita vera irrompe in modo inaspettato. La ragazzina smaschera infatti, per caso, la doppia vita del padre. Una realtà piena di ipocrisia e di quello che lui stesso definirebbe «peccato». Tutte le certezze crollano mentre Manu scopre la verità sul mondo dei grandi e affronta questo viaggio nella realtà della vita con le emozioni e passioni della sua giovane età. Soffrendo e crescendo, come in un romanzo di formazione.