Corriere della Sera - La Lettura
Divertitevi, Dio lo vuole! Il resto è eros in forma di caos
«Il ciarlatano» di Isaac Bashevis Singer non era mai stato pubblicato e in Italia è appena uscito in anteprima mondiale. Un protagonista e una trama irresistibili, sullo sfondo della diaspora ebraica a New York in un anno non banale: il 1940
Èil 1940. In uno di quei bar di New York con le piastrelle bianche e i tavolini accostati al muro, nei quali anche a notte fonda si può bere un caffè bollente e mangiare una fetta di torta alle mele, due ebrei polacchi fuggiti dalla guerra e dalla persecuzione nazista, chiacchierano amichevolmente. Uno, Morris Kalisher, corpulento, tarchiato, e ricco perché in poco tempo, dopo il suo arrivo in America, è riuscito a entrare nel mercato immobiliare, ha una moglie: Minna, che per seguire lui ha lasciato in Polonia marito e figli. L’altro, Hertz Minsker, magro, senza un dollaro, smarrito di fronte agli eventi che stanno cambiando la storia, seguace di un celebre saggio hassidico, il Baal Shem Tov, lui stesso filosofo e cabalista, non ha un lavoro. Vive in una camera in affitto, alle spalle di sua moglie Bronia — impiegata in una corsetteria, pure lei fuggita per amore avendo lasciato in Polonia marito e figli piccoli dei quali non sa più nulla — dedicandosi, quando gli gira, da quarant’anni ormai, alla scrittura di un testo fondamentale nel quale è compendiato il suo pensiero, che per linee generali può essere esposto in questo modo: «Tutto è amore di Dio. Il Padre celeste desidera che i suoi figli si divertano, e non Gli importa di come lo fanno. Chiede soltanto che non costruiscano la propria felicità sulla sofferenza altrui. Ogni scienza, ogni sociologia, ogni fatica umana non dovrebbe avere che un solo scopo: trovare il modo di realizzare questo principio».
Morris, ebreo devoto e bigotto, ha una vera e propria ammirazione per Hertz. Fino a questo momento, nel bar di New York, ha cercato di persuaderlo a entrare con lui in affari, a trovarsi un’occupazione: come sempre, i suoi tentativi sono rimbalzati contro un muro di gomma. Quindi, gli amici si separano; Morris va a far quattrini; Hertz telefona a Minna, la moglie di Morris, che gli chiede di raggiungerlo immediatamente e, dopo uno di quei baci interminabili che ti tolgono il respiro, i due vanno a letto. In altri termini: Hertz va a letto con la moglie del suo miglior amico.
Ha così inizio la trama del romanzo finora inedito di Isaac Bashevis Singer, Il ciarlatano, che Adelphi ha appena pubblicato in anteprima mondiale. Una trama ricchissima, fatta di continui colpi di scena, equivoci, riconoscimenti, secondo le regole tipiche della pochade, insomma una trama brillante alla Così fan tutte, che proprio per tale motivo, e cioè per la sua leggerezza, rende questo romanzo a dir poco stupefacente. Perché, se è vero che le vicende boccaccesche in cui si caccia Hertz Minsker coinvolgendo una catena di personaggi che potrebbe non avere mai fine, sono vicende senza tempo e senza confini, è altrettanto vero che il 1940 non è un anno qualunque del secolo. Tantomeno per il popolo ebraico. Tantomeno per degli esseri umani che sono scampati a un eccidio; che hanno abbandonato famiglie, case e affetti, e continuamente confrontano il proprio desiderio di vivere con il senso della colpa; e ogni giorno sui giornali yiddish, se per caso dovessero dimenticare o far finta di niente, leggono le notizie tragiche provenienti dall’Europa; ogni giorno si domandano perché, se Dio esiste, non volge il suo sguardo agli ebrei. E il contrasto è forte.
Ma che figura straordinaria questo dinoccolato Hertz! Questo Don Giovanni incallito e senza paura. Questo mistico massaggiatore di carni opulente, ma anche smunte, di qualunque tipo, purché femminili. Questo filosofo ciarlatano pronto a sostenere che le monadi di Leibniz non sono chiuse, hanno finestre e pure scale; che gli atei fanno sempre lo stesso errore, perché negando le religioni pensano di negare Dio, mentre invece le religioni non sono altro che gradini per arrivare a Dio. Questo copulatore perenne, convinto che la copula sia sinonimo di felicità; che tutto è Amore; che nel cosmo la monogamia non esiste; che le stelle sono poligame; che perfino Aristotele sapeva che i pianeti girano attorno al sole perché vogliono copulare con lui.
Dopo essersi congedato dalla paffuta Minna, sempre implacabile nel pretendere, e aver sciaguratamente dimenticato un fazzoletto col bordino rosso sotto il materasso; dopo aver comprato mezzo chilo di carne tritata per la povera Bronia, che come gli insetti nel momento di riprodursi, è volata in alto per una breve estasi e adesso è frigida e disperata; dopo aver preso qualche appunto per il suo libro, in merito al tema che sarà centrale, ed è questo: «Di cosa ha bisogno l’uomo per non morire di noia», ecco che Hertz si predispone alla avventura serale che da qualche tempo lo intriga.
La loro padrona di casa, infatti, tale Bessie Kimmel, è spiritista: parla con i morti che raccontano cosa capita lassù, chiede loro informazioni su chi è rimasto in Polonia, fa comparire fantasmi. Pure Hertz è spiritista. Soprattutto è attratto da un fantasma che ogni sera (Bronia già dorme) gli si avvicina nel buio più assoluto, vestita soltanto di una leggera camicia da notte — il suo nome da fantasma è Frida — e gli da qualche bacio innocente. Senonché, da qualche sera, il bacio non è più innocente, è sulla bocca, e Hertz allunga la mano. La situazione, dunque, è perfetta. Sarebbe perfetta, se non fosse che il buon Morris scopre il fazzoletto, capisce che Minna lo ha tradito, e da chi va a confidarsi e a farsi consolare in uno di quei bar, nel rovente pomeriggio di New York? Naturalmente, da Hertz: il suo migliore amico. Che vede il fazzoletto, e sbianca.
Qui, il movimento della trama diventa vorticoso. Si scoprono le camice da notte e i veli, si presentano ex mariti truffatori, si fanno avanti benefattori, si piange, si minaccia, si fanno nuove «conoscenze», insomma ne capitano di ogni tipo, finché da ultimo, proprio come in una chiusa mozartiana, le coppie si ricompongono. Il tutto mentre continua a infuriare la guerra, dall’Europa arrivano notizie sempre più spaventose, e gli ebrei pensano che Dio voglia punirli dei loro peccati, altrimenti per quello che sta accadendo nel mondo non ci sarebbe ragione. E, forse, davvero non c’è ragione. Come sembra suggerire Singer: un fuoriclasse, l’unico scrittore al mondo che poteva condurre il suo romanzo su questo tagliente filo del rasoio.