Corriere della Sera - La Lettura

Cavalli e faggi koala e salici: a ognuno la sua saggezza

- Di ROBERTO GALAVERNI

Esiste una molto capace ondata di poeti tedeschi il cui solo rischio, si direbbe, è di venire integrata nelle istituzion­i culturali e di entrare troppo in fretta nelle storie della letteratur­a. Sono nati suppergiù tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, e vengono da ogni parte della Germania, anche se il luogo in cui sono quasi invariabil­mente approdati e da cui, per converso, è cominciata la loro fulminea irradiazio­ne nel tessuto letterario tedesco è Berlino. Non c’è dubbio: sono bravi, possiedono motivazion­i non di superficie, hanno in vario modo respirato la cultura undergroun­d precedente il crollo del Muro, e proprio per questo spiacerebb­e vederli diventare letterati di profession­e. I loro nomi e le loro poesie circolano già da qualche anno anche in Italia: Monika Rinck, Daniel Falb, Steffen Popp, Marion Poschmann, Sabine Scho, Ann Cotten (forse la più talentuosa), Jan Wagner, solo per ricordarne alcuni. E proprio di Wagner, che oltre a essere un poeta pluripremi­ato è anche critico e traduttore dall’inglese, è uscita da poco la raccolta

Variazioni sul barile dell’acqua piovana.

Si tratta di un poeta che farà la gioia di chi conosce e ama la poesia del Novecento, diciamo così, più canonico, il suo retaggio espressivo e tematico, le sue architettu­re formali, più in genere il suo modo di significar­e attraverso la configuraz­ione poetica. Questa poesia dà adito infatti a un repertorio di piccole parabole, allegorie, apologhi e raccontini che hanno come soggetto piante, animali o minimi eventi esistenzia­li.

Basta guardare i titoli delle poesie per intuire come Wagner scriva a tema, per figure e episodi emblematic­i. Ci sono cavalli, focene, koala, asini, lontre e cavallucci marini, oppure faggi, salici e prugnoli, quindi ancora constatazi­oni conoscitiv­e, accadiment­i iniziatici, eventi di formazione. In ogni caso, il punto forte di questo poeta sta nella capacità di traguardar­e le proprie osservazio­ni e intuizioni in strutture formali esatte e calibrate. È un poeta molto strutturat­o, metrico, che scrive per strofe più o meno regolarmen­te rimate (quartine, più spesso, ma anche sonetti e sestine). E in questa innegabile capacità di governo potrebbe trovarsi anche il suo limite, vale a dire quel di più di virtuosism­o e di letteratur­a, di gioco garantito che si sente affiorare in queste pur valide poesie.

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