Corriere della Sera - La Lettura
Cavalli e faggi koala e salici: a ognuno la sua saggezza
Esiste una molto capace ondata di poeti tedeschi il cui solo rischio, si direbbe, è di venire integrata nelle istituzioni culturali e di entrare troppo in fretta nelle storie della letteratura. Sono nati suppergiù tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, e vengono da ogni parte della Germania, anche se il luogo in cui sono quasi invariabilmente approdati e da cui, per converso, è cominciata la loro fulminea irradiazione nel tessuto letterario tedesco è Berlino. Non c’è dubbio: sono bravi, possiedono motivazioni non di superficie, hanno in vario modo respirato la cultura underground precedente il crollo del Muro, e proprio per questo spiacerebbe vederli diventare letterati di professione. I loro nomi e le loro poesie circolano già da qualche anno anche in Italia: Monika Rinck, Daniel Falb, Steffen Popp, Marion Poschmann, Sabine Scho, Ann Cotten (forse la più talentuosa), Jan Wagner, solo per ricordarne alcuni. E proprio di Wagner, che oltre a essere un poeta pluripremiato è anche critico e traduttore dall’inglese, è uscita da poco la raccolta
Variazioni sul barile dell’acqua piovana.
Si tratta di un poeta che farà la gioia di chi conosce e ama la poesia del Novecento, diciamo così, più canonico, il suo retaggio espressivo e tematico, le sue architetture formali, più in genere il suo modo di significare attraverso la configurazione poetica. Questa poesia dà adito infatti a un repertorio di piccole parabole, allegorie, apologhi e raccontini che hanno come soggetto piante, animali o minimi eventi esistenziali.
Basta guardare i titoli delle poesie per intuire come Wagner scriva a tema, per figure e episodi emblematici. Ci sono cavalli, focene, koala, asini, lontre e cavallucci marini, oppure faggi, salici e prugnoli, quindi ancora constatazioni conoscitive, accadimenti iniziatici, eventi di formazione. In ogni caso, il punto forte di questo poeta sta nella capacità di traguardare le proprie osservazioni e intuizioni in strutture formali esatte e calibrate. È un poeta molto strutturato, metrico, che scrive per strofe più o meno regolarmente rimate (quartine, più spesso, ma anche sonetti e sestine). E in questa innegabile capacità di governo potrebbe trovarsi anche il suo limite, vale a dire quel di più di virtuosismo e di letteratura, di gioco garantito che si sente affiorare in queste pur valide poesie.