Corriere della Sera - La Lettura
Morricone e Tornatore Tutta colpa di quei baci
Il compositore guarda il regista: «Si sta parlando troppo di me. Alla fine la musica di un film è sempre seconda all’opera principale. Io ho solo fatto del mio meglio per realizzare ogni volta la musica giusta per il film a cui stavo lavorando». Se il compositore è Ennio Morricone questo si traduce in oltre 450 colonne sonore (imdb.com ne indica 518; lui non le ha contate con precisione: «Cerco di frenare un po’ quando dicono che sono più di 500. Certamente sono più di 400», con quelle tv) da cui sono emersi temi leggendari. Il regista con lui a Bologna sul palco dell’Arena del Sole è Giuseppe Tornatore. I due vecchi amici parlano di cinema e musica a partire dal libro/intervista Ennio. Un maestro, pubblicato nel 2018 per HarperCollins ad anticipare il documentario che il regista sta realizzando sul compositore.
Insieme, Morricone e Tornatore hanno lavorato a dieci film (a cui vanno aggiunti un film a episodi, i documentari e gli spot pubblicitari). Il primo, nel 1988, è stato
Nuovo Cinema Paradiso, opera seconda di Tornatore e Oscar al miglior film straniero. Poi Morricone ha musicato tutti i film di quello che chiama «Peppuccio» e ora, a 91 anni, dice che comporrebbe ancora solo per lui. Un sodalizio felice; una delle storiche collaborazioni di Morricone, come quella con Sergio Leone: sei film dalla Trilogia del dollaro a C’era una
volta in America. E poi Bertolucci, Pasolini, Petri, De Palma, Joffé... E Tarantino con The Hateful Eight, che nel 2016 gli ha portato l’Oscar alla colonna sonora, dopo quello onorario del 2007 «per i suoi magnifici e multisfaccettati contributi nell’arte della musica per film».
«La Lettura» ha incontrato compositore e regista il 6 dicembre dietro le quinte del teatro bolognese, prima dell’ovazione che ha accolto la loro entrata in scena. Chi è Ennio Morricone per Giuseppe Tornatore? GIUSEPPE TORNATORE — Potrei dire che è uno dei miei migliori collaboratori e non sarebbe un errore. Che è uno dei miei migliori amici, e anche qui non sbaglierei. Ma, soprattutto, Ennio per me è un punto di riferimento. Ci frequentiamo da 31 anni, ma è come se lo conoscessi già da prima. Lui forse ancora non lo sa, ma prima di Nuovo Cinema Paradiso, avevo già inserito le sue musiche in alcuni miei documentari in Super 8: la tarantella di Allonsanfàn, il tema de Il deserto dei tartari, quello di Novecento... E chi è Giuseppe Tornatore per Ennio Morricone?
ENNIO MORRICONE — C’è da dire che all’inizio ho rifiutato Nuovo Cinema Paradiso. Ero impegnato su un film americano. Ma il produttore Franco Cristaldi ha insistito e mi ha inviato il copione. Quel finale appassionante, con il montaggio dei baci che il prete aveva tagliato dalle pellicole e le lacrime del protagonista, mi ha strappato i sentimenti e ho dovuto accettare. Poi però ho ricevuto gli insulti della produttrice dell’altro film...
GIUSEPPE TORNATORE — Jane Fonda.
ENNIO MORRICONE — Tra i registi con cui ho lavorato Peppuccio è il migliore perché negli anni ha fatto importanti progressi. Al primo film quello che mi diceva non era così determinante. Con un regista ci si affiata a mano a mano, per questo ci sono stati parecchi registi con
cui ho lavorato molto. Ma con Peppuccio è diverso: è arrivato a spiegarmi meglio di chiunque altro quello di cui aveva bisogno. Di fatto è coautore delle musiche. Qual è quindi il segreto di un sodalizio perfetto tra compositore e regista?
GIUSEPPE TORNATORE — La fiducia reciproca è determinante. Regista e musicista parlano due linguaggi diversi. Il nostro segreto è che nessuno dei due ha mai preteso di parlare il linguaggio dell’altro, usiamo una lingua terza: io cerco di farmi capire con il linguaggio del regista, con quello dello sceneggiatore che ha inventato una storia. Lui sa trasferire ciò che racconto nel suo codice, e lo restituisce attraverso la sua musica. Mi ha sempre affascinato la capacità di Ennio di cogliere nella struttura del film l’idea di fondo della struttura musicale.
ENNIO MORRICONE — È proprio così. Posso solo aggiungere che dall’ascolto importante delle richieste del regista, io ho sempre voluto fare emergere il mio stile. L’opera non è mia, è sua. Il problema è sempre stato realizzare una melodia che dipendesse da me nella sua struttura ma che piacesse al regista. Ho sempre voluto rimanere me stesso pur al servizio del film. E più di una volta ho dovuto trovare un compromesso.
GIUSEPPE TORNATORE — Ma ti si può chiedere qualunque cosa, sai fare tutto.
ENNIO MORRICONE — Meno le cose su cui il regista non è d’accordo.
C’e una scena, tra le tante musicate, in cui ritiene che il suono si sia sposato alla perfezione con le immagini?
ENNIO MORRICONE — Nel penultimo film di Peppuccio, La migliore offerta, un’idea mi è venuta dalla sceneggiatura. Nella scena in cui il battitore d’aste nel caveau della sua casa contempla i ritratti di donna che colleziona segretamente, ho voluto far sentire voci diverse di donne sovrapposte l’una all’altra.
GIUSEPPE TORNATORE — Io poi ti dissi di tenere conto del madrigale.
ENNIO MORRICONE — Fu un’idea riuscita. Ma ce ne sono state anche in altri tuoi film. Come in Una pura formalità dove la musica si scioglie pian piano, mentre il film rivela progressivamente l’esistenza complessa dei personaggi. Il comportamento della musica era suggerita dal film: non l’ho inventata io, l’hai di fatto creata tu, con la tua storia. Lì abbiamo iniziato a capirci meglio. Di solito mi preoccupo quando i registi vogliono darmi suggerimenti, a volte ho pensato fossero matti, ma poi ho quasi sempre trovato il modo di essere matto anch’io, senza mai rinunciare a me stesso. Ascoltare il regista è sempre utile, tranne quando chiede una musica «alla maniera di»: ho licenziato molti registi per questo.
Ci sono state scene che lei, Tornatore, ha deciso di cambiare per adattarle alla composizione musicale?
GIUSEPPE TORNATORE — Non mi è mai capitato di cambiare completamente una scena in funzione della musica, ma di definirla nella sua dinamicità sulla base della musica preesistente. Con Ennio, fin dal primo film, abbiamo deciso di realizzare le musiche prima delle riprese, e quindi talvolta ho potuto utilizzarle sul set. Questa modalità mi è sempre piaciuta. Sergio Leone ha iniziato a farlo al quarto film con Morricone, C’era una
volta il West, e allora gli ho proposto di fare lo stesso. Detesto il metodo tradizionale: montare il film e solo alla fine appoggiare la musica. Certo, anche così si sono ottenuti risultati straordinari, ma io amo che la musica si sedimenti: mi dà il tempo di capire se è quella giusta.
Maestro, torniamo alla scena che l’ha fatta innamorare di «Nuovo Cinema Paradiso», un montaggio di baci. Qual è lo strumento che rappresenta meglio la scena di un bacio? ENNIO MORRICONE — Le pause. Pochi suoni e le pause. Una musica troppo enfatica in questo caso è eccessiva. Però sono sempre influenzato da come il regista gira la scena; e può anche essere che dietro a quel bacio ci sia una storia che in quel momento arriva al culmine e allora posso sparare pesante musicalmente. Qual è la colonna sonora migliore? GIUSEPPE TORNATORE — A queste domande non so mai rispondere. ENNIO MORRICONE — La migliore per me sarebbe stata quella di Nuovo Cinema Paradiso se l’avessi scritta al quarto o quinto film con Peppuccio, quando abbiamo iniziato a capirci alla perfezione. GIUSEPPE TORNATORE — Dando per scontato che allora non hai fatto bene. (Ridono). ENNIO MORRICONE — Pensa, tutto questo è nato per quell’ultima scena. La vostra collaborazione ha portato anche al libro «Ennio. Un maestro»... GIUSEPPE TORNATORE — Il libro nasce come surrogato del documentario al quale lavoriamo episodicamente da 5 anni. Non sono riuscito a completarlo lo scorso anno per i 90 anni di Ennio e allora a ottobre 2018 abbiamo pubblicato la lunga intervista che gli ho fatto. Ci sono poi tante altre interviste e tante musiche; montare tutto non è semplice ma ora lo stiamo concludendo e arriverà nel 2020.
ENNIO MORRICONE — Mi hai gettato nel mio passato, ero molto emozionato.
Dopo oltre 500 composizioni, qual è la sfida maggiore quando un musicista si approccia a un film?
ENNIO MORRICONE — Alcuni anni fa proposi un esperimento: chiamare un regista che raccontasse il suo film a dieci compositori diversi in momenti diversi. Ognuno avrebbe risposto con il proprio linguaggio. Ma qual era la migliore, chi lo decideva? Non c’è una musica sola giusta per un film. Ma lo stesso film può avere tante musiche diverse e tutte potrebbero essere giuste. Qui sta la sfida.
Compositore e regista sono chiamati sul palco. Regalano al pubblico ricordi e aneddoti. La battuta finale spetta a Morricone: «In tanti anni mi sono reso conto che un film bello può avere una musica bellissima, e va tutto bene. Ma quando un film bello ha una musica mediocre, il film è bello ugualmente e la musica rimane mediocre. Io ho cercato di rendere film brutti con una musica impegnata: ma lo sforzo di renderli migliori per mezzo della musica non serve a niente. La musica deve essere quella giusta per il film. Ho fatto delle musiche buone per i film di Peppuccio perché lo meritavano».