Corriere della Sera - La Lettura
Metti Chernobyl nello zaino e cerca laggiù un po’ di futuro
Folgora per l’esotica e spontanea mescolanza di generi Una passeggiata nella Zona di Markijan Kamyš, scrittore ucraino, classe 1988, figlio di uno degli eroi «liquidatori» del disastro di Chernobyl. Un libriccino corrosivo, tradotto da Alessandro Achilli per Keller, che fonde reportage narrativo, diario di viaggio e memoriale romanzato raccontando con rabbiosa umanità l’esplorazione illegale dello stesso Kamyš, per mesi alterni, dal 2012 al 2014, attraverso la cosiddetta Zona di esclusione. Compresa nel raggio di circa 30 chilometri dal sito dell’ex centrale nucleare il cui quarto blocco esplose la mattina del 26 aprile 1986 (a fianco: un’immagine di quei giorni), l’area interdetta della Zona ci viene mostrata da Kamyš per ciò che è, per ciò che accoglie, per come la si deve affrontare e infine soprattutto per ciò che ispira. «Sprofonderò nelle note del silenzio e attenderò con ansia il momento in cui infrangerò la legge, insinuandomi tra gli spuntoni arrugginiti del filo spinato, pungendomi col dolore e coi ricordi, col veleno delle bestemmie e il frastuono del bracconaggio. Col veleno della vita». Ogni cosa viene così rappresentata senza indulgenza e senza impalcature moralistiche. Scopriamo sbalorditi e inquieti gli enormi scheletri contaminati, che sono le città ormai fantasma — Prypjat’ e i villaggi vicini — in cui Kamyš si inoltra nostalgico: uno spettacolo spettrale. Assistiamo a come l’autore elenchi, con comica serenità, alcuni suggerimenti necessari a combattere il cammino aspro nella Zona: «Lo zainetto è