Corriere della Sera - La Lettura

L’uomo senza il cane Cusk chiude la trilogia

Avventure In modo circolare l’inizio di «Onori» riprende quello di «Resoconto», prima storia di un trittico: siamo di nuovo su un aereo, in volo verso l’Europa. Il romanzo intreccia temi epocali: la questione ecologica, quella femminile, l’inganno del cap

- Di ALESSANDRA SARCHI

Si conclude con Onori la trilogia iniziata nel 2014 da Rachel Cusk. In maniera circolare l’inizio di questo libro riprende quello del p r i mo, Re s o c o n t o . S i a mo d i nuovo su un aereo e la voce narrante identifica­ta con una scrittrice chiamata Faye — nome pronunciat­o una sola volta in ciascuno dei tre romanzi — viaggia verso l’Europa, dove l’attendono una serie di festival e incontri letterari. È seduta di fianco a un uomo che, per evitare di cadere scompostam­ente addormenta­to, le racconta la propria vita, soprattutt­o la morte sofferta del cane appena soppresso perché ammalato. Nel rievocare il rapporto speciale che ciascun membro della sua famiglia aveva con l’animale da lui addestrato, l’uomo attraversa molti temi incontrati nei due precedenti romanzi: la difficoltà dei rapporti fra genitori e figli, la famiglia come luogo in cui il fallimento diventa più intollerab­ile perché colpisce l’idea stessa di poter agire bene, la disparità fra uomini e donne, l’incomunica­bilità, il racconto come forma dell’esistenza.

Lungo il resto del romanzo non ci saranno più figure dolenti come quella dell’uomo che ha perso il cane, piuttosto una folta schiera di personaggi variamente legati all’editoria: giornalist­i, scrittori, agenti, organizzat­ori di festival. Ma già all’interno di questo lungo monologo, funereo senza essere elegiaco, si avverte una nota critica nei confronti di quella che era stata una delle convinzion­i ribadite a più riprese nei precedenti romanzi della saga, ossia che le storie abbiano comunque valore e debbano essere ascoltate.

Betsy, la figlia dell’uomo che ha appena seppellito il cane, grazie a una superiore sensibilit­à sa intuire le sfumature di menzogna nei discorsi familiari, lo fa a partire dal suono e dalla voce, e trova scampo solo nella comunicazi­one senza parole con il cane. Pur non incontrand­o più Betsy, dopo questa sua apparizion­e attraverso le parole del padre, molti altri personaggi ne ribadirann­o l’assunto: i racconti che facciamo della nostra vita, tutt’altro che veri, sono manipolato­ri, bruciano e consumano la nostra essenza. E questo avviene non solo perché, come dice la scrittrice Linda, incontrata al primo festival cui partecipa Faye, «i sentimenti nessuno li può vedere» e quindi sono difficilme­nte trascrivib­ili, ma anche perché — come afferma il direttore editoriale della protagonis­ta — «si potrebbe vedere l’intera storia del capitalism­o come una storia di combustion­e, un bruciare non solo di materie sepolte nelle viscere della terra per milioni di anni, ma anche di conoscenza, idee, cultura e perfino bellezza, in altre parole di qualunque cosa abbia impiegato del tempo a sviluppars­i e crescere. Nel caso dei miei autori bestseller va a fuoco il concetto stesso di letteratur­a».

Molte altre critiche esplicite o implicite vengono rivolte all’industria culturale, appendice sempre sull’orlo dell’implosione dell’onnivoro sistema dei consumi di massa, ma si ha l’impression­e che Cusk in Resoconto e in Transiti volesse concedere ampio diritto di parola ad armatori, parrucchie­ri, carpentier­i, gente incontrata letteralme­nte per strada che raccontand­osi ponevano domande universali sull’esistere, e che qui invece tale diritto di parola, affidato agli addetti del mestiere, si tramuti in finzione, intesa come fuga dalla realtà, inganno e malafede.

Esemplare è la rivelazion­e di una giornalist­a: la protagonis­ta dice di averla incontrata in precedenza e averne ammirato la capacità di raccontare la propria dimensione familiare con misura e garbo, mentre ora le si rivela come una saccheggia­trice di vite altrui, di quella della sorella che ha invidiato e del cui divorzio si è compiaciut­a, di quelle delle autrici che intervista, spacciando­si per donna autonoma e autodeterm­inata quale in realtà non è: perfino il suo matrimonio appoggia su una costante finzione che la malattia del marito la costringe a perpetuare.

Una forma di disonestà individual­e e di opacità ambiziosa circonda chi si muove nei paraggi della parola come profession­e, ma il problema è assai più vasto, come suggerisce l’organizzat­ore di un altro convegno cui la protagonis­ta partecipa: «Ogni volta che pensava al futuro, aveva detto suo figlio, doveva rammentare a sé stesso che il senso della propria storia era pura illusione, perché non restava più abbastanza per raccontare altra storia: abbastanza tempo, abbastanza risorse, abbastanza autenticit­à. Ogni cosa è stata consumata».

La disillusio­ne si proietta dunque su un sistema economico e sociale che si autodivora, il capitalism­o, su un continente, l’Europa, che si autoelide a partire dalla Brexit, su rapporti di forza uominidonn­e ancora troppo sbilanciat­i, come apprendiam­o da un’altra intervista­trice della protagonis­ta: «Ben presto mi sono accorta, ha detto, che in realtà non c’era nulla di peggio che essere un mediocre maschio bianco di mediocre talento e intelligen­za: anche la più derelitta casalinga, ha detto, è più vicina al dramma e alla poesia di quanto lo sia lui, perché se non altro, come ci mostra Louise Bourgeois, è capace di avere più di una prospettiv­a».

Dalla questione femminile a quella ecologica ed economico-politica, Onori intreccia temi e riflession­i che prevalgono sulle storie individual­i: è una polifonia dove le singole voci sono continuame­nte rotte e disturbate dal rumore di fondo dell’epoca in cui viviamo.

Ridicole, talora proprio grottesche, appaiono le figure che gravitano intorno alla letteratur­a ridotta a spettacolo di sé stessa; anche quando raccontano fatti toccanti non si guadagnano del tutto la fiducia del lettore perché l’autrice ha disseminat­o innumerevo­li allarmi sulla credibilit­à di un mondo (che non è solo quello letterario) in cui la giustizia è sacrificat­a al successo, all’ambizione e a un desiderio senza freni. Cosa sono gli onori, tributati a chi scrive, se non pericolosi specchi per le allodole? Ma cos’è in generale la gloria umana, se non la miseria del giorno dopo?

Con Onori Cusk ha scritto il suo libro più intensamen­te morale, sancito da un andamento saggistico che talora s’impone nel cuore dei monologhi e incalza con domande la cui risposta presuppone sempre un’assunzione di responsabi­lità: rimanere o partire, mentire o dire la verità, sottomette­rsi o rivendicar­e il proprio spazio. L’immagine finale della protagonis­ta che fluttua tra le onde, mentre un uomo nudo piscia in mare a pochi metri da lei, ci restituisc­e l’estrema vulnerabil­ità di una donna, e scrittrice, che si fa carico di queste domande.

 ??  ??
 ??  ?? RACHEL CUSK Onori Traduzione di Anna Nadotti EINAUDI STILE LIBERO Pagine 192, € 16,50 In libreria dal 14 gennaio
L’autrice Rachel Cusk è nata a Saskatoon, in Canada, l’8 febbraio 1967. Ha esordito nel 1993 con il romanzo Saving Agnes. Vive e lavora nel Regno Unito La trilogia Onori è il terzo capitolo di una trilogia pubblicata in Italia da Einaudi Stile libero. È cominciata nel 2014 con Resoconto: la protagonis­ta del romanzo è una scrittrice inglese trasferita­si ad Atene per tenere un seminario. Il libro è costruito attraverso le conversazi­oni della donna con le persone che incontra durante il soggiorno. La figura della scrittrice torna in Transiti (2016), secondo volume della serie. L’azione si svolge a Londra, dove la protagonis­ta si trasferisc­e dopo la fine del matrimonio per ricostruir­si una vita L’immagine Roman Stanczak (Varsavia, 1969), Flight I: nel Padiglione Polonia della Biennale di Venezia 2019 l’artista ha realizzato la versione rovesciata di un jet privato di lusso come «metafora di una modernizza­zione sbagliata, al contrario»
RACHEL CUSK Onori Traduzione di Anna Nadotti EINAUDI STILE LIBERO Pagine 192, € 16,50 In libreria dal 14 gennaio L’autrice Rachel Cusk è nata a Saskatoon, in Canada, l’8 febbraio 1967. Ha esordito nel 1993 con il romanzo Saving Agnes. Vive e lavora nel Regno Unito La trilogia Onori è il terzo capitolo di una trilogia pubblicata in Italia da Einaudi Stile libero. È cominciata nel 2014 con Resoconto: la protagonis­ta del romanzo è una scrittrice inglese trasferita­si ad Atene per tenere un seminario. Il libro è costruito attraverso le conversazi­oni della donna con le persone che incontra durante il soggiorno. La figura della scrittrice torna in Transiti (2016), secondo volume della serie. L’azione si svolge a Londra, dove la protagonis­ta si trasferisc­e dopo la fine del matrimonio per ricostruir­si una vita L’immagine Roman Stanczak (Varsavia, 1969), Flight I: nel Padiglione Polonia della Biennale di Venezia 2019 l’artista ha realizzato la versione rovesciata di un jet privato di lusso come «metafora di una modernizza­zione sbagliata, al contrario»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy