Corriere della Sera - La Lettura

Un’altra Strada La mia Minni come Gelsomina

«Cinema» raccoglie alcune tra le più belle storie Disney ispirate ai classici del grande schermo. Tra queste una versione topolinesc­a della «Strada» felliniana, disegnata da Giorgio Cavazzano, che qui racconta come andò e regala due bozzetti inediti

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Per Federico Fellini fu una soddisfazi­one «totale, lusinghier­a e prestigios­a quanto una laurea ad honorem». Quando, il primo settembre 1991, uscì la parodia della Strada disegnata da Giorgio Cavazzano e sceneggiat­a da Massimo Marconi, il maestro espresse così la gioia per l’incontro tra la sua Gelsomina e la Minni di Walt Disney. Una rilettura che il 15 gennaio, in occasione del centenario della nascita di Fellini che cade il 20, torna nel volume Cinema che raccoglie le più belle storie Disney ispirate a classici del grande schermo. Il maestro, ricorda nell’introduzio­ne Vincenzo Mollica, giornalist­a di spettacolo della Rai, che gli era amico, aveva una grandissim­a ammirazion­e per Walt Disney e i personaggi che aveva creato, compresa Biancaneve e i sette nani, «che amava in assoluto di più e considerav­a un capolavoro della storia del cinema».

Giorgio Cavazzano, uno dei maestri dell’illustrazi­one italiana Disney, a lungo collaborat­ore e allievo di Romano Scarpa, tra i padri nobili del fumetto, ha 72 anni e alle spalle migliaia di disegni, compresi i due schizzi inediti, preparator­i alla Strada, che pubblichia­mo in questa pagina. Veneziano, oltre ad aver lavorato nella pubblicità e nell’animazione, è anche pittore. I suoi disegni sono caratteriz­zati da un tratto personale che tuttavia non tradisce l’originaria matrice disneyana. Al momento è alle prese con una storia di Paperinik, ma gli editori francesi della Disney nel 2017 hanno calcolato che nel suo curriculum ci sono quasi 29 mila pagine disegnate. «Il mio segreto? Mi diverto a fare tutto questo. Non lo dico per falsa modestia ma per me è ancora una magia», spiega a «la Lettura».

L’incontro artistico con Fellini gli è rimasto nel cuore. Ricorda che l’idea nacque dopo che, sul numero 1.657 di «Topolino», in edicola il 30 agosto 1987, era uscita la leggendari­a parodia di Casablanca. «Quella era proprio nata a tavola con Vincenzo Mollica — ricorda il disegnator­e —. Ci eravamo divertiti a scher

zare un po’ sui personaggi e ci eravamo resi conto che Topolino, Minni, Orazio, Clarabella si adattavano perfettame­nte a quelli del film».

Nacque così una delle storie più belle della Disney, con Topolino che interpreta Mick, alter ego del Rick di Humphrey Bogart, Victor Orazio che veste i panni di Victor Laszlo e Minni quelli di Milly. «Quando uscì quella parodia Federico Fellini mi telefonò — ricorda Cavazzano —. I o ve r a mente pensa vo fo s s e uno scherzo. Dall’altra parte sentii questa vocina molto delicata, fine, pensavo che potesse essere un amico, o mio zio che amava fare burle al telefono. E invece disse: “No no, sono proprio io, ho letto il suo

Casablanca e mi è piaciuto molto. Sarebbe disponibil­e a fare una parodia di un mio film?”. Dissi subito sì, letteralme­nte sull’attenti come se fossi davanti a un generale».

Fu lo stesso Fellini a suggerire al disegnator­e di riscrivere topolinesc­amente

La strada, che nel 1957 aveva vinto l’Oscar per il Migliore film straniero. «Acquistai il film in una videoteca e me lo studiai, documentan­domi sui costumi, sulle scene. Feci due o tre provini e li mandai prima in visione a Milano, al direttore del settimanal­e Gaudenzio Capelli che volle far fare la sceneggiat­ura a Massimo Marconi». Casablanca l’aveva sceneggiat­o lo stesso Cavazzano. «Fu una scelta giusta, Marconi fece davvero un bel lavoro. Io buttai giù qualche schizzo e li mandai a Vincenzo Mollica che li fece vedere a Federico Fellini e Giulietta Masina».

È a quel punto che l’attrice telefona a Cavazzano. «Io ero fuori casa, rispose mia moglie Elena. Giulietta le disse che avrebbe desiderato che Topolino e Minni fossero disegnati come se li ricordava lei da bambina». Così ecco i classici abiti degli esordi, resi celebri da Floyd Gottfredso­n, il disegnator­e che forgiò la personalit­à di Topolino e lo vestì in pantalonci­ni rossi con i grossi bottoni gialli, riservando a Minni la gonnellina a pois. «È stata un’intuizione fenomenale che mi ha fatto scoprire un mondo di poesia — ricorda Cavazzano —. Li avevo immaginati con i costumi che si rifanno al film, però calzavano male perché una Minni con gli occhioni come la vediamo oggi non corrispond­eva all’immagine di Giulietta-Gelsomina. È stato un momento importante della mia vita di disegnator­e che mi ha fatto capire appieno la bellezza di queste figure. Ho potuto studiare i personaggi di Topolino come venivano realizzati negli anni Trenta e Quaranta, e parallelam­ente questo mio interesse mi ha portato anche a studiare i paperi Disney». Paperi di cui oggi è uno dei maggiori disegnator­i.

La strada di Marconi e Cavazzano è un omaggio divertente e delicato che non ripercorre la storia drammatica del film ma mescola realtà, cinema, fumetto. C’è una partenza onirica, con il regista che, in volo verso Los Angeles, dove il film è in nomination per l’Oscar, si addormenta e sogna di essere sul set della Strada a dirigere Gambadileg­no-Zampanò, MinniGelso­mina e Topolino - il Matto. Le riprese finiscono in una rissa che rovina tutto, ma è il momento dell’atterraggi­o e Fellini si sveglia. Arrivato a Los Angeles viene portato, con Giulietta, a Disneyland dove lo accoglie Walt Disney in persona che, per intrattene­rli, inscena per loro una rissa in un saloon. Un incontro molto festoso realmente avvenuto, come racconta Mollica: «Disney si era compliment­ato tantissimo proprio per La strada e un suo assistente aveva confidato a Fellini che il papà di Topolino stava pensando a una versione animata di questo film».

Nel volume, che comprende anche un’altra parodia felliniana, Topolino e il

ritorno alla Dolce vita (2012) di Marco Ponti, Roberto Gagnor e Paolo Mottura, c’è un altro omaggio al regista, disegnato sempre da Cavazzano e sceneggiat­o da Mollica. «È una storia di quattro pagine, muta, che mi chiese Vincenzo per una casa editrice che non esiste più, il Grifo», ricorda. Orazio, Clarabella, Gambadileg­no, Pippo, Topolino, Minni sono impegnati in una sorta di staffetta per arrivare a Hollywood e portare al regista, fumettesco eppure riconoscib­ilissimo con la sciarpa rossa svolazzant­e, la statuetta dell’Oscar.

«Il regista aveva visto la parodia di “Casablanca”, con Topolino nei panni di Humphrey Bogart e mi aveva chiamato. Che direbbe di una parodia di un mio film? Mi misi sull’attenti. A quel punto fu Giulietta a chiamare, con una richiesta precisa...»

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