Corriere della Sera - La Lettura
Lovecraft, anche il film è un incubo
Maledizioni Ci hanno provato in tanti, nessuno c’è riuscito. Ora tocca ai creatori del «Trono di Spade»: ma ci sono di mezzo razzismo e censura
«La più antica e più potente delle emoz i o ni u mane è l a p a u r a » , s c r i ve v a Lovecraft nell ’ i n
troduzione al saggio Supernatural
Horror in Literature, pubblicato per la prima volta nel 1927, «e la più antica e più potente delle paure è quella
dell’ignoto». La maschera di Innsmouth, Il richiamo di Cthulhu, Le
montagne della follia: e se i mostri di Lovecraft fossero reali? La domanda — che animava la graphic novel Lo
vecraft di Hans Rodionoff, uscita nel 2004 per l’editore Vertigo con prefazione di John Carpenter e l’obiettivo di ripercorrere la vita ed esplorare i percorsi mentali del grande scrittore americano, tra i maggiori narratori di letteratura horror — diventerà presto un film per Warner Bros, dai creatori del Trono di Spade David Benioff e D. B. Weiss.
Ambientato nel 1920 e ispirato al mito di Cthulhu, creatura immaginaria semidivina, vanta una squadra
già collaudatissima: gli sceneggiatori Phil Hay e Matt Manfredi di Æon Flux - Il futuro ha inizio, The Invita
tion e Destroyer e la regista degli stessi, Karyn Kusama, in veste di produttrice esecutiva.
Da tempo Hollywood cercava di port a re s ul l o s c her mo Lovecr a f t (Providence, Stati Uniti, 20 agosto 1890-15 marzo 1937: a fianco) e le sue storie in una grande produzione. Se a fine gennaio sbarcherà nelle sale americane The Color Out of Space, visionario lavoro di Richard Stanley con Nicholas Cage, tratto dall’omonimo racconto del 1927 e presentato al Festival di Toronto, un film su Lovecraft era il sogno di una vita di Guillermo del Toro, il regista messicano premio Oscar per La forma dell’ac
qua che ha spesso esplorato il volto più poetico di mostri e creature fantastiche.
Già nel 2006, del Toro aveva pronta
una sceneggiatura di Le montagne
della follia (romanzo del 1931 di Lovecraft su una spedizione in Antartide, pubblicato, dopo vari rifiuti, solo nel 1936) scritta a quattro mani col Matthew Robbins di Incontri ravvi
cinati del terzo tipo, ma poi la Warner aveva fatto marcia indietro, preoccupata non solo dei costi ma dei toni della storia, che avrebbe avuto un rating, cioè un visto censura, di R ( restricted), quindi vietato ai minori di 17 anni non accompagnati.
Il progetto venne rivisitato una prima volta nel 2010, quando vi aderirono James Cameron in qualità di produttore e Tom Cruise come protagonista, ma nonostante la data delle riprese fosse già stata annunciata, la Universal, in quel caso, fece marcia indietro, sempre per motivi di rating. Del Toro ci riprovò con Legendary Pictures, accettando di realizzare un film PG-13 (visione consigliata ai minori di 13 anni con la presenza di un adulto) a patto di renderlo «il più spaventoso possibile». Quando anche questa versione naufragò, Lovecraft venne bollato come unfilma
bl e, impossibile da portare sullo schermo. Una sorta di maledizione, anche se negli ultimi anni l’industria americana è diventata più tollerante verso i contenuti R, specie per il genere horror.
In precedenza, Lovecraft era stato oggetto del documentario di Frank Woodward Lovecraft: Fear of the
Unknown (2008), con interviste a Carpenter, del Toro, Neil Gaiman e altri. Non si contano, poi, le sue incursioni come personaggio nella narrativa del supernaturale, dal suo p u p i l l o Ro b e r t B l o c h , a u to r e d i
Psycho, a Ray Bradbury e Alan Moore. Lovecraft ha influenzato quasi tutti: William S. Burroughs e Stephen King, i Metallica e South Park.
Jorge Luis Borges gli dedicò il racconto gotico Ci sono più cose (nella raccolta Il libro di sabbia, Adelphi,
2004); Michel Houellebecq la biogra
fia letteraria H. P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (Bompiani,
2001).
L’annuncio del nuovo film, però, è stato accolto da qualche malumore. Lovecraft, ricorda la critica, era profondamente razzista (oggi lo definiremmo un suprematista bianco): qualsiasi adattamento dovrà tenerne conto. Nel 1912, in particolare, aveva scritto dei versi, Sulla creazione dei
negri, in cui definiva i neri sub-umani, a metà tra uomo e bestia. Perché, allora, celebrarne il pensiero? Le perplessità riguardano proprio Benioff e Weiss, già contestati per come avevano affrontato il tema della razza nel
Trono di Spade e per Confederate, la serie di storia alternativa su un diverso finale della Guerra civile americana che avrebbe dovuto vedere la luce su Hbo ma è stata ammainata proprio dopo le accuse di razzismo.
Per lo stesso motivo si guarda invece con favore a Lovecraft Country, la serie, prodotta da Jordan Peele e J. J. Abrams e al via entro l’anno su Hbo, che unisce le atmosfere horror di Lovecraft al realissimo terrore delle leggi razziali del Sud degli Stati Uniti.
L’eredità di Lovecraft è diventata, negli anni, questione talmente spinosa che nel 2015 i World Fantasy Awards annunciarono che, proprio a ca usa del r a z z i s mo di Lovecr a f t , avrebbero smesso di assegnare le storiche statuette raffiguranti il suo busto, come accadeva a ogni cerimonia dal 1975. Questo non ha impedito, l’anno dopo, di fare di Lovecraft il s o g g e t to d i u n c a r to n e a n i mato ( Howard Lovecraft and the Frozen Kingdom, con le voci di Ron Perlman e Christopher Plummer), ma se sia giusto scindere il valore di un autore dalle sue idee rimane la domanda che più attraversa i nostri tempi.