Corriere della Sera - La Lettura
Il mito dell’impero mesopotamico che stregò la Germania
Berlino-Babilonia: ma di quale Babilonia si parla? Della mitica Babele? Della capitale di un impero che si estendeva dal Golfo Persico al Mediterraneo? Oppure della «meretrice di Babilonia» evocata nell’Apocalisse di Giovanni? «Sì, abbiamo pensato alla Babylonische
Hure — risponde Henk Handloegten — alla città della lussuria e della depravazione. Perché questo era uno degli aspetti della Berlino degli anni Venti, dove si viveva una inedita libertà sessuale, dove la grande miseria spingeva ragazze e ragazzi alla prostituzione ma anche dove, grazie a Magnus Hirschfeld e al suo Istituto di sessuologia, si affermava per la prima volta la liberazione degli omosessuali. Fu questo fascino ambiguo ad attrarre molti viaggiatori in quegli anni». Ma il richiamo a Babilonia era nato molto prima. Se negli anni Venti dell’Ottocento Berlino era considerata l’«Atene sulla Spree» — con Hegel rettore dell’università — ben presto, dopo il 1850, mentre la Prussia aumenta le sue ambizioni espansionistiche, si comincia a pensare a un’altra capitale. Atene non ebbe mai un impero, Babilonia sì. Del resto le prime spedizioni archeologiche riportano le testimonianze di un’imponente grandezza. Affascina, soprattutto, la cosiddetta Torre di Babele, l’altissima ziqqurat usata come osservatorio astronomico. Babilonia cominciava così a comparire in opere letterarie, teatrali, pittoriche, mentre proprio la Torre di Babele ispira le nuove
architetture verticali. A questo fenomeno è dedicato un libro dell’editore Wagenbach, Berlin-Babylon. Eine
deutsche Faszination («Berlino-Babilonia, un mito tedesco»), una raccolta di testimonianze, articoli, brani letterari curata da Andrea Polaschegg. Si cita qui il romanzo Babylonische Wandrung di Alfred Döblin, scritto a Parigi nel 1933: racconta, il libro, le peripezie di un esule ambientate nell’antica Babilonia. Già nel 1908 era andata in scena all’Opera di Berlino la pantomina storica Sardanapal. Nel 1913, l’ingresso della stazione della metropolitana di Klosterstrasse a Berlino viene decorata prendendo a esempio la sala del trono del re Nabucodonosor II. Nel 1929 nel centro di Berlino apre il cinema Babylon, destinato alla proiezione dei film muti con la fossa per l’orchestra che accompagna in diretta le immagini. Costruito da Hans Poelzig, uno dei grandi architetti berlinesi fra Espressionismo e Nuova Oggettività, nei primi anni del regime hitleriano ospitò le riunioni di una cellula clandestina comunista, che faceva capo al proiezionista Rudolf Lunau, arrestato nel 1934 (e oggi ricordato con una targa). Ma l’apoteosi del mito babilonese si compie quando si ricostruiscono i resti monumentali della Porta di
Ishtar, della strada delle processioni di Babilonia e della sala del trono di Nabucodonosor II: portati a Berlino negli anni Venti, oggi sono ospitati nel Pergamonmuseum.