Corriere della Sera - La Lettura

Uomo e natura: nuove geografie del nostro Paese

Regioni ecologiche Una classifica­zione apposita per gestire acque, suolo, fauna

- di SILVIA PEPPOLONI

Da alcuni anni è sempre più evidente la necessità di un approccio alla pianificaz­ione ambientale e territoria­le che sia di tipo «ecosistemi­co», ovvero che abbia come unità di riferiment­o l’insieme delle componenti biotiche (organismi viventi, sia vegetali che animali) e abiotiche (elementi non viventi, come le rocce o i suoli) presenti nel territorio e tenga conto delle loro reciproche interazion­i.

Questo criterio diviene essenziale quando l’area interessat­a da indagini e interventi è molto ampia, come nel caso di una regione o di un’intera nazione. Per indagare un vasto territorio al fine di pianificar­e lo sviluppo delle sue risorse, intraprend­ere misure di conservazi­one della biodiversi­tà, preservare dall’inquinamen­to le falde idriche e il suolo, o stabilire le priorità di intervento per la sua salvaguard­ia è necessario non solo studiare e prevedere l’evoluzione dei processi fisici, chimici e biologici che in esso hanno luogo, ma anche e soprattutt­o riuscire a integrare le sue caratteris­tiche naturali (sia fisiche che biologiche) con le dinamiche antropiche che lo caratteriz­zano sia in termini struttural­i che funzionali.

Si tratta di un compito molto delicato soprattutt­o in presenza di un territorio complesso, articolato e interessat­o da criticità ambientali. Per questa ragione, una pianificaz­ione territoria­le che sia in grado di rispondere in modo efficace alle diverse e mutevoli condizioni naturali e antropiche necessita di parametri di confronto e di criteri di classifica­zione nuovi, che tengano nel dovuto conto le specificit­à di ogni territorio, incluse le attività economiche e i fenomeni socio-culturali presenti, e che ne indirizzin­o lo sviluppo in accordo con la sua più connaturat­a vocazione.

Per permettere una lettura rinnovata del territorio, finalizzat­a a integrare aspetti naturali del paesaggio e cambiament­i legati alle attività umane sull’ambiente, l’Istat ha recentemen­te elaborato una classifica­zione dei comuni italiani basata sulla categoria innovativa di «ecoregione». Le ecoregioni o regioni ecologiche sono definite come «porzioni più o meno amp i e d i t e r r i t o r i o e c o l o g i c a mente omogenee nelle quali specie e comunità naturali interagisc­ono in modo discreto con i caratteri fisici dell’ambiente». Esse costituisc­ono il riferiment­o per la pianificaz­ione paesaggist­ica e territoria­le a diverse scale. La classifica­zione ecoregiona­le in Italia è

articolata in quattro livelli gerarchici a crescente grado di omogeneità (divisioni, province, sezioni e sottosezio­ni) e basata sulla distinzion­e di ambiti omogenei per aspetti fisici (come quelli climatici, litologici, idrografic­i o morfologic­i) e biologici (come quelli di vegetazion­e e fauna). La penisola italiana ricade nelle due divisioni «mediterran­ea» e «temperata», a loro volta suddivise in sette province. Queste ultime sono articolate in undici sezioni, a loro volta suddivise in 33 sottosezio­ni. I diversi livelli gerarchici consentono di rappresent­are in termini ecosistemi­ci la complessit­à ambientale del nostro Paese, come illustrato dalla visualizza­zione di queste pagine.

L’evidente vantaggio di poter realizzare una classifica­zione di questo tipo anche per i singoli comuni italiani ha portato all’attivazion­e di una collaboraz­ione tra la Direzione centrale per le statistich­e ambientali e territoria­li (Dcat) dell’Istat e il Centro di ricerca interunive­rsitario «Biodiversi­tà, Servizi ecosistemi­ci e Sostenibil­ità» (Cirbises) del dipartimen­to di Biologia ambientale dell’Università La Sapienza di Roma.

L’obiettivo è stato quello di realizzare una classifica­zione dei comuni italiani secondo le ecoregioni d’Italia, sovrappone­ndo in ambiente Gis (sigla inglese di Sistema informativ­o geografico) la Carta delle ecoregioni a livello di Sottosezio­ne e i confini amministra­tivi dei comuni. Gli elementi di tipo geologico, climatico, biologico o idrografic­o presenti in un singolo comune, se ben rappresent­ati anche cartografi­camente, possono dare una chiara indicazion­e delle potenziali­tà naturali del territorio e delle possibili interazion­i con l’attività antropica, e influenzar­ne fortemente la crescita socio-economica. Pertanto, soprattutt­o a livello comunale una lettura del territorio che permetta di analizzare insieme informazio­ni di carattere socio-demografic­o ed economico con aspetti di omogeneità ecosistemi­ca può rivelarsi indispensa­bile per supportare le autorità locali nella gestione sostenibil­e, orientando i decisori politici verso le scelte più funzionali per l’ambiente e la popolazion­e.

Questa classifica­zione rappresent­a un quadro geografico di riferiment­o, il cui impiego può efficaceme­nte supportare le strategie per la conservazi­one della biodiversi­tà e la valutazion­e delle risorse forestali del territorio, l’applicazio­ne delle più appropriat­e tecniche agricole e la ricerca di misure per il controllo della qualità delle acque o la diminuzion­e del consumo di suolo, gli studi per la previsione degli effetti del cambiament­o climatico o la definizion­e di efficaci strategie di riduzione dei rischi ambientali, nonché l’individuaz­ione di quegli elementi che possono dare impulso a turismo e cultura.

L’utilizzo della classifica­zione può infine aiutare il nostro Paese a uniformars­i alle politiche europee, nell’applicazio­ne di strumenti strategici già esistenti dedicati allo sviluppo sostenibil­e delle aree urbane (come l’Agenda urbana dell’Unione Europea, la Direttiva habitat o la Convenzion­e europea del paesaggio), o alle normative nazionali vigenti (come la legge quadro 394/1991 per le aree protette o il codice dei Beni culturali e del paesaggio).

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy