Corriere della Sera - La Lettura
La (vera) letteratura sta dietro una porta
Arthur Costello è un giovane chirurgo d’urgenza che, quando non salva vite umane appese a un filo, si fa le canne e se la spassa con le infermiere. Suo padre Frank, primario nella stessa specialità, non è mai stato tenero con il figlio e, infatti, un giorno lo convoca per comunicargli di averlo diseredato. Gli lascia soltanto il Faro dei 24 venti, la suggestiva seconda casa di famiglia, sulla quale pende una maledizione (fa sparire chi la abita). Ci sarebbe un antidoto alla maledizione. Basta non aprire la porta murata della cantina. Ovviamente Arthur, appena prende possesso del Faro, apre quella porta: «Spinsi la porta socchiusa per scoprirvi...» e qui finisce il paragrafo. Spazio bianco e inizio del paragrafo successivo: «...l’orrore». Guillaume Musso non ha paura degli effettacci, è disposto a passare anche sul cadavere della madre pur di abbindolare il lettore. Ha ragione il lettore Giuseppe Radice (vedi la Pagella scorsa) a sostenere che Musso è un autore sottovalutato? Direi di sì, effettacci a parte, e L’istante presente (romanzo del 2015 ora pubblicato da La nave di Teseo) lo conferma. Musso è uno scrittore di eccellente tecnica, un cultore della super letteratura, della letteratura che si fa giocando con la letteratura stessa: i suoi trucchi, i suoi doppifondi, i suoi inganni. A volte il risultato (parlo in generale) è stucchevole, questo però non accade con Musso che è un abile prestigiatore (e deve avere molto amato il telefilm di Ai confini della realtà e simili). A un certo punto del romanzo la storia che vi ho appena accennato (e che ha sviluppi drammatici, vicende d’amore disperate, luttuose peripezie) salta in aria con un clamoroso colpo di teatro che è dinamite narrativa pura. Musso sa che la vita è incurabile e le somministra dosi potenti di medicina illusoria (la letteratura). Mente sapendo di mentire: ma chi mente sapendo di farlo non sta forse dicendo la verità? Non chiudete quella porta!