Corriere della Sera - La Lettura

Artisti, età, la fabbrica Il bronzo è dappertutt­o

- Di STEFANO BUCCI, PATRIZIA GARIBALDI, GIANLUIGI COLIN e GIUSEPPE ANTONELLI

Le 28 formelle della Porta Sud, inventata da Andrea Pisano tra il 1330 e il 1336 per il «Bel San Giovanni», il Battistero di Firenze cantato da Dante nel XIX canto dell’Inferno? Bronzo. Le altre due Porte, la Nord e la Est, quelle di Lorenzo Ghiberti, quelle che (con la Nord) rendono un’esperienza unica la visita alla Sala del Paradiso del Museo dell’Opera del Duomo? Bronzo. La Vittoria Alata dei Musei civici di Brescia (d’età romana, intorno al 70 d. C.) che sta per tornare a casa dopo un lunghissim­o intervento di restauro all’Opificio delle Pietre Due di Firenze? Bronzo. Il busto di Urbano VIII Barberini eseguito nel 1658 da Gian Lorenzo Bernini per il quale la Galleria Borghese di Roma ha avviato una raccolta fondi attraverso l’Art Bonus (obiettivo: otto milioni di euro)? Bronzo. Il misterioso e affascinan­te Nudo di donna del 1947 tra le più belle sorprese della mostra che il Center for Italian Modern

Art di New York dedica fino al 13 giugno a Marino Marini? Bronzo. Le quattro maxi-figure femminili sedute create da Wangechi Mutu, giovane artista emergente kenio-statuniten­se, «per animare le facciate» del Metropolit­an di New York che ad aprile compirà 150 anni? Bronzo. Ancora e sempre bronzo.

Cu + Sn. E poi, a piacere: + Zn, + P, +Pb, +Be, + Cd, +Al, + Mg. Fenomenolo­gia ed estetica del bronzo, tecnicamen­te «solo» una lega al pari del più «vile» ottone: materiale metallico ottenuto (spiega la Treccani) «per solidifica­zione di una miscela fusa costituita da un metallo cui vengono aggiunti uno o più elementi allo scopo di modificarn­e le proprietà fisiche e meccaniche, in cui i componenti, pur non combinando­si tra loro, si disperdono in vario modo l’uno nell’altro». Nel caso del bronzo si parte dunque dall’accoppiame­nto basilare del rame (Cu) in una percentual­e che può variare dal 78 al 94 per cento (più rame c’è, più rosso sarà il colore; più bassa sarà la percentual­e, più giallastre saranno le sfumature) con lo stagno (Sn). A cui si possono aggiungere zinco (Zn), fosforo (P), piombo (Pb), berillio (Be), cadmio (Cd), alluminio (Al), manganese (Mg) e molto, molto altro ancora. E, spesso, in epoca greco-romana anche denti in argento, occhi in pietra, avorio, labbra e capezzoli in rame rosso ad arricchire le sculture.

Il bronzo, materiale dalle infinite sfumature di toni e durezze, è stato capace di ammaliare ugualmente i Sumeri (a cui si deve la tecnica della cera persa) e la cultura siberiana Karasul; l’antica dinastia cinese Xia e il greco Prassitele (e con lui Fidia, Mirone, Lisippo); l’artefice dell’etrusca Chimera d’Arezzo e quello dell’Apollo che doveva decorare una villa romana a Pompei per cui il Louvre di Parigi ha da poco lanciato (con qualche polemica) una campagna di raccolta fondi da sette milioni di euro per l’«acquisto»; Barisano da Trani (sue le porte bronzee divise in riquadri delle cattedrali di Trani, 1185, e di Monreale, 1190) e Donatello (autore di quello strepitoso David oggi al Bargello di Firenze); il francese Germain Pilon e il tedesco Hans Lemberger; il realista-verista Vincenzo Gemito (a cui il Petit Palais di Parigi dedica fino al 26 una mostra con oltre 120 opere) e il futurista Umberto Boccioni (a novembre oltre 16 milioni di dollari e nuovo record dell’artista per Forme uniche nella continuità dello spazio, bronzo concepito in gesso nel 1913 ma fuso solo nel 1972); Giacomo Manzù e Henry Moore; Igor Mitoraj e Jannis Kounellis.

Relegato sul gradino più basso del podio olimpico (dietro oro e argento), il bronzo resta uno dei materiali più amati e utilizzati dagli artisti, fin dalla preistoria, fin da quella che venne poi definita non a caso «età del bronzo». Perché se di bronzo sono anche campane, cuscinetti, eliche marine, valvole idrauliche, pompe, bulloni e coltelli (in questa capacità di restare in bilico tra arte e artigianat­o sta forse un altro dei grandi pregi di questa lega) sterminata sembra essere la lista di chi, con più o meno successo, si è cimentato con le sue sfumature, le sue patine, la sua policromia, i suoi riflessi.

Siamo di fronte a un materiale — spiegava il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, nel catalogo della mostra Plasmato dal fuoco che fino a pochi giorni fa nelle stanze di Palazzo Pitti ha raccontato potere e mistero della scultura in bronzo di Giambologn­a, Massimilia­no Soldani Benzi e Giovan Battista Foggini — che «nel tardo Cinquecent­o ha celebrato l’inventiva e il magnifico cosmopolit­ismo dei Medici».

Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei (a giugno la Vittoria Alata tornerà ai Musei civici in una nuova collocazio­ne, all’interno del Capitolium, nell’area archeologi­ca), offre un’ulteriore riflession­e: «A differenza dei marmi — dice a “la Lettura” — i bronzi raccontano molto della loro epoca. Si tratta di strutture cave che al loro interno possono svelare al restauro tracce di terra o altro, elementi che ne facilitano la collocazio­ne storica e le indagini. E poi i bronzi nascono come copie seriali: anche in questo il bronzo è davvero un materiale molto contempora­neo». A proposito di (eccellenti) repliche in bronzo basta pensare al Demon with bowl, la colossale statua realizzata da Damien Hirst per Treasures from the Wreck of the Unbelievab­le a Venezia: non la copia in resina esposta nel 2017 a Palazzo Grassi e poi distrutta dall’artista, ma una delle tre fusioni in bronzo dello stesso Demon oggi attrazione del Palms Casino Resort di Las Vegas, un’attrazione di più di 18 metri di altezza pagata oltre 14 milioni di dollari.

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A fianco: Marino Marini, Nudo (1947) al Center for Italian Modern Art di New York per Marino Marini: Arcadian Nudes (fino al 13 giugno). Al centro, da sinistra: la Sala del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze che ospita le tre porte del Battistero; Andrea Pisano: formella con San Giovanni fanciullo nel deserto (1330). In basso, da sinistra: la Vittoria Alata (250 a.C.) del Museo Santa Giulia di Brescia; Vincenzo Gemito, Pastore degli abruzzi (1873). Nella pagina accanto, in basso da sinistra: Gian Lorenzo Bernini, Busto di Urbano VIII Barberini (1658 circa); Wangechi Mutu,
The Seated IV (2019); Apollo (Pompei, II-I secolo a. C.)
Le opere A fianco: Marino Marini, Nudo (1947) al Center for Italian Modern Art di New York per Marino Marini: Arcadian Nudes (fino al 13 giugno). Al centro, da sinistra: la Sala del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze che ospita le tre porte del Battistero; Andrea Pisano: formella con San Giovanni fanciullo nel deserto (1330). In basso, da sinistra: la Vittoria Alata (250 a.C.) del Museo Santa Giulia di Brescia; Vincenzo Gemito, Pastore degli abruzzi (1873). Nella pagina accanto, in basso da sinistra: Gian Lorenzo Bernini, Busto di Urbano VIII Barberini (1658 circa); Wangechi Mutu, The Seated IV (2019); Apollo (Pompei, II-I secolo a. C.)

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