Corriere della Sera - La Lettura

La vespa samurai sfida la terribile cimice cinese

Un parassitoi­de in campo nella lotta al flagello

- Di GIAMPIERO ROSSI, ALESSANDRO MINELLI e ANDREA REVELANT

Con l’arrivo in Italia della cimice marmorata asiatica si è ripetuto un noto copione. Stanchi dei pesticidi riversati a tappeto su campi e frutteti, si spera nella lotta biologica. Non c’è da contare sui predatori — uccelli insettivor­i, per esempio — per i quali neanche le cimici nostrane sono in testa alle preferenze, ma forse possiamo contare sull’aiuto di un parassita.

Ecco Trissolcus japonicus, la vespa samurai invocata da alcuni come il guerriero capace di liberarci dalla cimice marmorata, temuta però da altri perché capace di infliggere dolorose ferite con il suo pungiglion­e, o perché causa potenziale di sconvolgim­enti ambientali. Come stanno le cose?

È detta samurai per ricordare la sua provenienz­a dal Giappone e perché speriamo che si comporti da guerriera nei confronti dell’insetto invasore, mentre è chiamata «vespa» solo per tradurre in linguaggio comune la sua appartenen­za agli imenotteri: non è un insetto sociale e quello che in api e vespe è il pungiglion­e le serve solo per deporre le sue minuscole uova in quelle della cimice. Ogni uovo di cimice ne riceve uno di Trissolcus, dal quale si sviluppa una larva che cresce rapidament­e a spese della vittima. Completata la metamorfos­i, dal guscio ormai vuoto dell’uovo di cimice esce la vespina adulta, le cui dimensioni sono dell’ordine di un millimetro.

Non si tratta dunque di un predatore e nemmeno di un vero parassita. Il predatore uccide la preda per poi consumarla, tutta o in parte. Il parassita vive a spese della sua vittima, la indebolisc­e, ma non la uccide: domani potrà forse venire buona per la figliolanz­a del parassita. La vespina, invece, è un parassitoi­de: vive a spese di una vittima ancora viva, come farebbe un parassita, ma alla lunga finisce per distrugger­la.

Sulla faccia della terra ci sono decine di migliaia di specie di parassitoi­di, la maggior parte delle quali appartiene, come la vespa samurai, agli insetti imenotteri. Sono tante e diverse come tante e diverse sono le loro vittime: la maggior parte dei parassitoi­di (non tutti però!) vive a spese di pochissime specie ospiti, a volte di una sola. Questa è una buona ragione per fidarsene, quando le impieghiam­o nella lotta biologica, fiduciosi che non deciderann­o prima o poi di attaccare altre vittime, creando scompigli ambientali. Ma è anche la ragione per cui il parassitoi­de, da solo, non condurrà a totale scomparsa le popolazion­i dell’insetto a spese del quale vive, perché — un samurai lo sa — portare all’estinzione la propria vittima sarebbe come fare harakiri.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy