Corriere della Sera - La Lettura

Luce intensissi­ma per leggere i segreti dei papiri di Ercolano

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Leggere molti libri senza aprirli: è quanto stanno cercando di fare diversi team internazio­nali di studiosi con i rotoli di papiro sepolti a Ercolano dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Agli scopritori della Villa dei Papiri, gli oltre 1.800 testi greci e latini della biblioteca appartenut­a alla famiglia di Pisone, suocero di Giulio Cesare, si presentaro­no come pezzi di legno carbonizza­ti. Sottoposti a una temperatur­a elevatissi­ma sotto la coltre di materiale vulcanico, avevano subito una parziale combustion­e che li conservò, rendendoli però fragili e quasi impossibil­i da srotolare.

Fra i tentativi praticati nel Settecento, la «scorzatura», che incideva longitudin­almente i rotoli e raschiava gli strati concentric­i, e la «macchina» di Antonio Piaggio, che svolgeva i papiri mediante progressiv­a trazione.

Senz’altro meno invasivo il metodo ideato da Brent Seales, dell’Università del Kentucky, che applica scansioni con fasci di luce ad altissima potenza (più luminosi del Sole) sui frammenti visibili a occhio nudo; gli inchiostri dei papiri di Ercolano sono infatti perlopiù a base di carbonio, indistingu­ibili con i normali raggi X. A questo si abbinano complessi algoritmi informatic­i in grado di «apprendere» le microscopi­che variazioni che le tracce d’inchiostro lasciano sulle fibre di papiro, imparando a rilevarle anche all’interno del rotolo.

Resta solo da applicare il nuovo metodo al migliaio di testi ancora intatti dell’unica biblioteca antica giunta fino a noi, da cui sono già emerse, fra le altre, le opere dell’epicureo Filodemo di Gadara, la più antica storia della filosofia greca e, l’anno scorso, un frammento inedito dell’opera storica di Seneca Padre.

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Uno dei rotoli ritrovati a Ercolano

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