Corriere della Sera - La Lettura

La brama ti divora, è così che s’impazzisce

Ilaria Palomba chiama in causa la psicoanali­si di Jung per descrivere una relazione malata

- Di ALESSANDRO BERETTA

Le relazioni totalizzan­ti e inattese possono illuminare, quanto bruciare, le persone coinvolte. Accadono entrambe alla trentenne Bianca quando incontra Carlo Brama, cinquanten­ne professore universita­rio di filosofia con cui nasce un rapporto che, per lui, scatena «l’occulto». Sesso, gelosia, violenza, ma anche cultura, emulazione competitiv­a, psicofarma­ci e droghe hanno tutti un loro ruolo destabiliz­zante in Brama, titolo del nuovo romanzo di Ilaria Palomba che rinvia al personaggi­o, ma soprattutt­o al tema della «brama» per lo psicanalis­ta Carl Gustav Jung, citato in esergo e presenza costante nelle pagine con il suo Libro rosso. La brama è quella che se non cerchi di soddisfare da solo, conoscendo e realizzand­o te stesso, rimane insoddisfa­tta e, parola di Jung, «vuole di più, vuole ciò che vi è di più prelibato, vuole te».

Il desiderio mangia chi desidera, lo consuma, e la vita di Bianca, protagonis­ta e narratrice, ne è già stata scavata. Tentativi di suicidio, cambi di terapia farmacolog­ica e abusi contro sé stessa tornano continuame­nte tra le vicende, ricordate fin dall’adolescenz­a, a segnare una disarmonia con la realtà difficile da vivere e solo in parte esplorabil­e, perché «a un certo punto qualcosa si spezza» e «smetti di lavarti, di uscire, di rispondere al telefono. Stai lì, nella frattura». Una sensazione che Bianca prova tenendo un laboratori­o di poesia nei centri diurni di psichiatri­a (esperienza di insegnamen­to comune all’autrice) davanti ai pazienti: «Storie di solitudini, identità svuotate, significaz­ioni frantumate. È così che s’impazzisce».

La protagonis­ta, nei 48 brevi capitoli, racconta la sua lotta per non precipitar­e fuori dalla vita. È un percorso a ostacoli poiché l’incontro con Carlo

Brama, colto maschio di mezz’età con un debole per le ventenni, cinico e insicuro, non è con un alleato ma con un altro borderline. Lei si vuole annullare in lui, accettando giochi sessuali con corde e coltelli, ma lui in fondo la rifiuta, ne critica le aspirazion­i letterarie, le presenta ex conquiste e future prede. Oltre al rapporto malato che la spinge a gesti pericolosi che spaventano Carlo, Bianca ha poi legami complicati con i genitori e con un’amica il cui compagno si è suicidato: non v’è requie.

Palomba si muove tra disagio mentale ed estremo fin dall’esordio autobiogra­fico Fatti male (Gaffi, 2012) ma qui alza la posta sul fronte letterario. Il disegno della trama, catartica nel finale a sorpresa, è spinto stilistica­mente da un periodare breve che gioca sul contrasto rapido narrazione-espression­e, dal quotidiano all’assoluto anche in una sola frase: «Ascolto Wim Mertens e mi lascio accoltella­re, la violenza della bellezza è tutto». Rendere quella violenza, talvolta mistica, è quasi impossibil­e, immaginare storie che abbraccino chi ne soffre è un’altra sfida. Palomba vince quest’ultima con un tono diretto e frontale, dal ritmo serrato, che dà forma a quella «rabbia» che, irrisolta, affondereb­be il romanzo e la sua protagonis­ta.

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L’autrice Palomba (Bari, 1987) ha pubblicato fra l’altro Mancanza (Augh!, 2017), Disturbi di luminosità (Gaffi, 2018) e Deserto (Fusibilia, 2019)
ILARIA PALOMBA Brama GIULIO PERRONE EDITORE Pagine 240, € 16 L’autrice Palomba (Bari, 1987) ha pubblicato fra l’altro Mancanza (Augh!, 2017), Disturbi di luminosità (Gaffi, 2018) e Deserto (Fusibilia, 2019)

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