Corriere della Sera - La Lettura
Tokyo-Pechino, la rivalità nata sulla pelle della Corea
Il conflitto del 1894-1895 e l’ostilità che rimane
La prima guerra sino-giapponese, così detta per distinguerla da quella del 1937-45 (che ancora pesa nei rapporti fra i due Paesi), fu combattuta nel 18941895 tra la Cina della dinastia Qing e l’impero del Giappone. Causa scatenante fu la rivalità tra i due Paesi per il predominio sulla Corea, regno che per secoli aveva riconosciuto il ruolo egemone della Cina. La netta vittoria del Giappone dimostrò l’efficacia delle politiche di rapida modernizzazione condotte dal suo governo nel secondo Ottocento, prendendo esempio dalle potenze europee e dagli Usa. Ne risaltò per contrasto la decadenza dell’impero Qing, già scosso dalle guerre dell’oppio e da disordini interni. La sconfitta cinese va pertanto inquadrata in un più vasto processo di ridefinizione degli equilibri regionali, che avrebbe portato il Giappone ad affermarsi definitivamente quale grande potenza dieci anni dopo, al termine di un durissimo scontro con la Russia zarista.
L’imperialismo occidentale in Asia fu, fin dall’inizio, uno dei principali motori di questi eventi. In Giappone, infatti, il senso di minaccia esterna diede una forte spinta a riforme radicali per il rafforzamento nazionale: appariva necessario non solo assicurarsi l’accesso a risorse strategiche sul continente ma anche creare intorno all’arcipelago una fascia sgombra dall’ingerenza di pericolosi concorrenti. La penisola coreana venne a cadere all’interno di questa ideale linea di sicurezza. Tokyo adottò verso la Corea la stessa «diplomazia delle cannoniere» con cui gli stranieri avevano forzato l’apertura del Giappone alla metà del secolo. Pechino reagì alla penetrazione giapponese in Corea imponendo a quest’ultima più stretti legami con la Cina. Dopo una serie di incidenti e complotti, il Giappone prese a pretesto l’invio di truppe cinesi nella penisola per aprire le ostilità. Nonostante l’impero Qing si fosse dotato di armamenti moderni, fin dai primi scontri emerse la superiorità strategica e operativa del nemico.
Con la pace di Shimonoseki (17 aprile 1895), il Giappone ottenne la rinuncia cinese a ogni rivendicazione sulla Corea, la cessione di Taiwan e ingenti riparazioni. Dovette invece rinunciare ad annettersi la penisola di Liaodong, nel nordest cinese, a seguito di pressioni di Russia, Germania e Francia. La sconfitta dei
Qing incoraggiò le potenze europee a spartirsi il vacillante impero in sfere d’influenza; tale politica creò le premesse per la guerra russo-giapponese (19041905). Al tempo stesso, l’umiliazione subita stimolò alcuni circoli cinesi a perseguire più decise riforme interne, anche in chiave rivoluzionaria.