Corriere della Sera - La Lettura
Il presepe di rifiuti del nuovo Francesco
«Pulisco fuori, miglioro dentro»: un motto che Francesco Bernardone ha ideato nel suo cammino, a piedi da Monza a
Roma, compiuto per dare un senso alla sua vita. Con solo una tenda, e pasti di fortuna, il ragazzo differenzia i rifiuti che trova lungo la strada: «Vorrei raccogliere tutta la sporcizia che imbratta il mondo». Francesco ha 18 anni, è ricco e ha una luce negli occhi che lo rende generoso verso il prossimo e i più sfortunati. Eppure una nube si affaccia sulla sua vita: l’infelicità. In Sono Francesco (De Agostini, pp. 352, 14,90), volume per adulti e ragazzi, lo psicoterapeuta Alberto Pellai e la psicopedagogista Barbara Tamborini narrano la storia di un moderno Francesco d’Assisi (1182 circa-1226), che posta su Instagram, è il leader dei cortei e va in Africa con le Ong. Il suo malessere è dovuto all’incertezza di quello che vorrebbe fare nella vita e all’insofferenza verso ciò che l’aspetta: guidare l’azienda di famiglia. «Non hai mai dovuto rinunciare a niente. Te ne rendi conto?», urla il padre Pietro all’ennesimo litigio. «Non sai quanto! È per questo che non riesco più a dormire la notte». Così davanti a un notaio, il giovane rinuncia a tutto: vestiti, macchina, cellulare, soldi. Così si spoglia un moderno Francesco. Per Pietro muore un figlio; per il giovane inizia una nuova vita. Con gli amici Ruf, Chiara, e Don G., prete e padre putativo, Francesco riscopre la sua indole: «Per essere davvero felice, non ho bisogno di niente». E come il santo di Assisi, anche lui costruirà il suo presepe vivente, fatto con i rifiuti raccolti lungo il cammino e insieme ai senzatetto. Un «dono» di Natale per chi non ha scelto di non possedere nulla.