Corriere della Sera - La Lettura
Cadere in un buco (di eroina). E uscirne
L’esperienza di Marco Ubertini sublimata dal racconto
Raccontare la dipendenza dalla droga, la gioia totalizzante del primo buco e il lungo percorso per liberarsi dal demone dell’eroina, le crisi di astinenza e gli escamotage per recuperarla, gli amici e conoscenti che muoiono usandola. A un mondo oscuro e che sa di esserlo, già al centro di tanti libri, Marco Ubertini dà una luce diversa nell’esordio autobiografico 33 raccontando in prima persona «i gironi che ho attraversato camminando per le strade della mia città», nella periferia romana a cavallo tra anni metà anni Novanta e inizio Duemila, per arrivare a una vita normale. Scriviamo «arrivare» perché non è un «ritornare», soprattutto se le droghe — eroina, ma anche chetamina, cocaina, speed, funghetti allucinogeni, fino alle canne — diventano abitudini e compagne dell’altrove fin dall’adolescenza. Dietro, spesso, c’è il crollo e la violenza delle famiglie da cui si proviene, nel caso del narratore è un vuoto affettivo: «A casa mia non era mai mancato il pane, mancava tutto il resto. I miei non stavano più insieme da anni, ma nessuno ce lo aveva detto».
Il risultato è di far parte di una generazione che constata, invece di contestare: «Venivamo da un deserto arido, eravamo sporchi, giovani, diversi». Si vive da vagabondi alla giornata tra dosi, sesso, spaccio, rave party, furti — tanto che il protagonista nella compagnia viene soprannominato Rubenz — e writing, firmando la città per appropriarsene. Il ciclo è continuo e in gran parte ripetitivo, fino a quando «l’eroina finisce e il mondo si ferma. L’angoscia sale». In qualche modo, sempre e comunque, la droga si trova e le overdose del narratore e degli amici, tra cui lui è un sopravvissuto, non diventano un vero punto drammatico — a parte in un caso decisivo — ma un’altra imprevedibile routine
Due le parole tematiche ricorrenti: il «caos» che si apre per abusi di sostanze o in situazioni che sembrano senza uscita e la «guerra» personale e privata che il protagonista combatte contro tutto e che, in fondo, com’è per tanti tossici, fa a sé stesso. Se il procedere narrativo è segnato dall’età, dalle superiori presto abbandonate fino ai 21 anni, nei 33 capitoli si alternano storie autoconclusive a altre impostate, anche graficamente, come rapidi poemetti narrativi. Se le prime talvolta non superano la dimensione aneddotica, le seconde al con